Perché non serve una commissione suicidi nelle Forze Armate

Suicidi in divisa, migliorare le condizioni lavorative anche senza commissioni di inchiesta

La deputata Stefania Ascari, del Movimento 5 Stelle, ha depositato in Parlamento la proposta di istituzione di una Commissione d’inchiesta che indaghi e tuteli le donne e gli uomini delle Forze dell’ordine in merito al fenomeno dei suicidi in divisa.

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Stefania Ascari, promotrice della Commissione suicidi

L’iniziativa è stata promossa con l’associazione a carattere sindacale UNARMA che si colloca tra le sigle di rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri e Cleto Iafrate che da anni monitora il fenomeno con l’Osservatorio Suicidi in Divisa.

Vi è indubbiamente un “caso suicidi” tra gli appartenenti alle Forze Armate e di Polizia come vi è un “caso suicidi” in tutte le altre realtà lavorative. Da qui nasce il modello di comparazione su cui non si può lavorare poiché mancano, per una indagine seria, dati certi per rispondere a una prima variabile.

La seconda variabile deve invece riguardare le specifiche cause che inducono i lavoratori a compiere il gesto estremo. Bisogna infatti collocare i dati relativi ai professionisti della sicurezza in una matrice più vasta che annovera tutti i dati dei diversi comparti di impiego lavorativo. Semmai si riuscisse in questa impresa, a seguito di una condivisione dei dati su un’unica piattaforma, allora forse si potrebbe rispondere a questa variabile sulle cause e poi estrarre la parte relativa ai lavoratori in divisa.

Vi è poi la terza variabile e forse la più importante: analizzare, con metodo qualitativo, i casi campione per singola area lavorativa e poi compararli tra loro e con campioni di altre aree.

Ovviamente alla ricerca si possono aggiungere ulteriori varabili. Il problema di questa traccia non è il tempo, considerando che le commissioni di inchiesta in Italia durano decenni, il problema è il reperimento dei dati e la classificazione scientifica delle matrici. Seppur si dispone, per una seconda fase, di software per l’elaborazione.

Molte istituzioni in Italia, meglio di altre società private, hanno già avviato indagini interne avvalendosi di dipartimenti universitari per investigare il fenomeno. A parte i focus group, le interviste e altri strumenti a disposizione della ricerca sociale, quello che manca è la lettura dei dati che non esistono e non si possono reperire per questioni legate a diversi fattori, uno di questi è l’Effetto Werther

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Effetto Werther: come la notizia di suicidi porta all’emulazione

Vi sono però delle linee guida che si possono indubbiamente adottare per migliorare lo stile di vita e le condizioni di chi lavora e questo vale per tutti i segmenti professionali. Basta comparare i modelli organizzativi dei Paesi membri dell’Unione Europea, ad esempio ed evidenziare le aree dove si produce di più (arresti, fattore demografico, spesa del nucleo familiare, ecc. ) e vi sono meno casi suicidari (comparazione su dati anche non altamente attendibili). I paesi più performanti possono diventare modello da seguire e aprire poi, a seguito dell’applicazione di quel modello, una finestra di monitoraggio su un determinato periodo di tempo.

Suicidi: l’impegno per migliorare le condizioni lavorative e personali

Il compito di migliorare le condizioni lavorative è affidato ai sindacati che, anche nelle Forze armate, secondo le leggi e i regolamenti, hanno il dovere di agire, ad ogni livello, per raggiungere l’obiettivo.

Qui, magari, si potrebbe aprire un dibattito su dove inizia il lavoro sindacale e dove finisce poiché, quando si tratta di attività operative, ad esempio, i sindacati non hanno più potere di azione.

Indubbiamente il lavoro di miglioramento delle condizioni lavorative va fatto all’interno delle singole istituzioni, anche formando la classe dirigente e integrando nuove funzioni trasversali nel percorso di formazione professionale. Le commissioni di inchiesta non aiuterebbero o risolverebbero il caso e avrebbero solo una pura connotazione politica.

Facciamo un esempio pratico: in tutto il mondo il settore automobilistico vive una profonda crisi e tutti si interrogano sul motivo di questo momento buio. Probabilmente il passaggio all’elettrico e ad altre soluzioni green è parte di questo problema. Vi è poi il caso Lamborghini che va controcorrente e assume personale, accorcia la settimana lavorativa e aumenta gli stipendi. Una buona pratica in un macro settore che non gode di un buon periodo. Ecco, le singole istituzioni dovrebbero essere come la Lamborghini e risolvere le performance interne nonostante il fenomeno preoccupante dell’intero settore.