Calano le tensioni in Kosovo e c’è voglia di stabilità ma per la pace ancora molto da fare.

Giunge la notizia che in Kosovo, nella tarda serata di ieri, è finalmente iniziato il ritiro delle forze di polizia dai municipi dei tre maggiori Comuni del nord a maggioranza serba – Zvecan, Zubin Potok e Leposavic – teatro delle proteste dei serbi locali nelle ultime settimane. A darne notizia i media di Belgrado che citano come fonte il vicedirettore della polizia kosovara per la regione nord Veton Elisani. Martedì scorso il governo di Pristina, dopo un incontro del vicepremier e capo negoziatore kosovaro Besnik Bislimi con l’inviatoi speciale Ue Miroslav Lajcak, aveva annunciato un prima riduzione del 25% della presenza di polizia all’interno e intorno alle sedi municipali dei tre Comuni a maggioranza serba, insieme a nuove elezioni locali al nord dopo l’estate. La polizia valuterà inoltre ulteriori riduzioni della presenza di agenti al nord dopo valutazioni della situazione di sicurezza unitamente a Eulex e Kfor. Il governo kosovaro aveva annunciato al tempo stesso una prossima convocazione a Bruxelles dei due capi negoziatori di Pristina e Belgrado al fine di proseguire il piano verso una normalizzazione della situazione. Il ritiro della polizia dal nord del Kosovo è una delle richieste di Belgrado, insieme all’allontanamento dei nuovi sindaci di etnia albanese e al rilascio dei serbi arrestati durante le proteste e i disordini avvenuti al nord da fine maggio. La decisione su un primo ritiro delle forze di polizia dal nord fa seguito alle forti pressioni su Pristina da parte di Ue e Usa, che hanno imposto restrizioni al Kosovo la cui dirigenza è stata criticata per non aver dato seguito agli appelli per misure concrete dirette ad allentare le tensioni al nord. L’estate può dunque rappresentare una opportunità per intensificare l’attività di mediazione tra gli stakeholder locali e internazionali. Un percorso che ogni volta parte dal via e mai da un punto più vicino alla pace. Il Kosovo resta la regione pronta ad esplodere alle porte dell’Europa che vede, come in Ucraina, le due egemonie combattere e contendersi pezzi di territorio.