Addio al generale Inzerilli, per 12 anni a capo di Gladio

”Ci ha lasciati un grande patriota, un uomo e un ufficiale dagli incrollabili valori legati alla Patria, alle Forze Armate, alle istituzioni democratiche e di fedeltà all’Alleanza Atlantica.

Il generale Paolo Inzerilli, morto la notte scorsa all’età di 90 anni, è stato una figura centrale nella storia dei nostri servizi segreti militari, ricomprendo l’incarico di Capo di Stato Maggiore del Sismi, nonché capo della Settima Divisione che aveva il compito di coordinare le attività della rete di resistenza clandestina Stay Behind.

Fu chiamato a questo difficile compito negli anni più duri dello scontro Est-Ovest. Guidò con mano ferma, rigore e abnegazione i nostri Gladiatori durante la Guerra Fredda, dando prova di grande coraggio, abnegazione e senso di responsabilità”.

Lo ha dichiarato Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

“Conservo di lui preziosi e indimenticabili ricordi durante la nostra comune attività di collaboratori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul dossier Mitrokhin. Il mio pensiero va ora ai suoi familiari, ai quali rivolgo le mie più sentite condoglianze.

A cavallo degli anni Novanta e Duemila, il generale Inzerilli ha dovuto subire una serie di procedimenti penali e processi, legati alle vicende sul caso Gladio, dai quali è sempre uscito a testa alta, assolto con formula piena, dimostrando anche in quelle difficili circostanze, con fierezza e orgoglio, il suo profondo attaccamento alle istituzioni democratiche e il suo inflessibile amore per la Patria, come ufficiale e come cittadino.

Nato a Milano nel 1933, il generale Inzerilli è sempre rimasto nel profondo del suo animo un Alpino, Corpo dal quale proveniva e nel quale si è forgiato come militare e ufficiale. L’Italia perde con il generale Inzerilli una delle figure più nobili e rappresentative delle nostre Forze Armate. Un vero Gladiatore”. 

La storia di Gladio

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Gladio è il nome in codice dell’operazione promossa dalla Cia per costituire strutture paramilitari segrete di tipo stay-behind per contrastare un’eventuale invasione da parte dell’Unione Sovietica e dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia – e in Italia dalla Jugoslavia di Tito – attraverso atti di sabotaggio, guerra psicologica e guerriglia dietro le linee nemiche, con la collaborazione dei servizi segreti e di altre strutture.

L’esistenza di Gladio fu riconosciuta il 24 ottobre 1990 dall’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti.

Francesco Cossiga, che ebbe, durante il periodo in cui era sottosegretario alla difesa, la delega alla sovrintendenza di Gladio, ammise, in un’esternazione a Edimburgo nel 1990, la parte avuta nella messa a punto dell’organizzazione, e si autodenunciò con un documento inviato alla Procura di Roma, in seguito all’iscrizione da parte del giudice Felice Casson nel registro degli indagati dell’ammiraglio Fulvio Martini e del generale Paolo Inzerilli quali responsabili militari di Gladio.

Nel 1991 il giudice Casson trasmise il fascicolo sull’organizzazione, per ragioni di competenza territoriale, alla Procura di Roma, la quale il 3 febbraio 1992 richiese l’archiviazione a favore di Cossiga, Martini e Inzerilli, dichiarando che la struttura Stay-behind non aveva nulla di penalmente rilevante ed archiviando l’indagine.

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Paolo Inzerilli