Soldati – 365 all’alba. I segreti del film cult sulla naja.

Di Claudia Delfini per difesamagazine.com

Era il 1987 e nelle sale cinematografiche veniva proiettato un film che sarebbe diventato cult nel nostro Paese. Come per gli Stati Uniti Apocalypse Now, in Italia Soldati – 365 all’alba. Il lavoro fu diretto da Marco Risi, lo stesso regista di altri film che descrivevano lo spaccato sociale di un’Italia disattenta alle politiche giovanili. Divennero famosi, come oggi succede con i talent show, volti sconosciuti che avevano preso parte a film come Mery per sempre o Ragazzi fuori. Il film sui militari, anzi sulla naja, invece vedeva un cast con attori più affermati, tra cui Claudio Amendola che aveva già collezionato film di successo come Vacanze di Natale 83. E

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Ma entriamo nel Film

La pellicola descrive la quotidianità della vita militare, racconta le vicende di un plotone di giovani leve arruolate in una delle tante caserme ai confini con l’Est, da dove, all’epoca della guerra fredda, la minaccia era realmente viva. Era un presidio militare ai confini con la ex Jugoslavia, oggi Slovenia dove gli italiani vanno a giocare al casinò e a fare benzina a costi più offerenti dell’Italia. Nella caserma le attività ordinarie si alternavano a una disciplina imposta più dai nonni che dai regolamenti e questo condizionava la formazione stessa dei ragazzi. Nella realtà una freddezza che a volte serviva a preparare le reclute mettendole dinanzi alla consapevolezza di una possibile guerra. Poi c’era il rapporto gerarchico e qui subentrava il tenente Fili che mostrava antipatia per il romano Scanna, quel che oggi chiamiamo mobbing e che contrastiamo grazie anche a leggi più efficaci e una cultura dei professionisti. L’ufficiale sfogava sul soldato Scanna le sue ire, le sue delusioni personali e professionali. Un amore geloso verso Anna (Agostina Belli) e la delusione per una mancata promozione che non arrivava. Ma nonostante le difficoltà e le giornate infinite, il congedo si avvicinava anche nella caserma di confine. Proprio quando tutto sembrava finire accadde qualcosa di inatteso che riaccese le paure e le tensioni di quei ventenni in armi. I militari furono presto equipaggiati e fatti salire a bordo di un G-222 dell’Aeronautica per raggiungere un luogo ignaro ma sicuramente delicato dati gli equipaggiamenti.

Il cast e la colonna sonora

Nel cast spiccano i nomi di Claudio Amendola, Massimo Dapporto, Roberto Cavosi, Agostina Belli, Alessandro Benvenuti, Antonella Ponziani, Ivo Garrani, Ugo Conti, Enrico Papa, Sandro Ghiani, Paco Reconti, Pietro Ghislandi, Claudio Botosso. Le musiche originali del film furono scritte da Manuel De Sica, la canzone Soldati che apre e chiude il film, è invece scritta e cantata da Umberto Smaila. Nel corso della pellicola si possono ascoltare alcuni brani in voga nella seconda metà degli anni ottanta, tra cui OK Italia e Tu vuoi l’America di Edoardo Bennato, I Wanna Dance with Somebody (Who Loves Me) di Whitney Houston, Papa Don’t Preach di Madonna, Gente di mare di Tozzi-Raf e viene citato il tema di Top Gun. A circa metà del film, durante la festa da ballo di fine anno 1986, viene proposto, dalla improvvisata band composta di soldati, il lento Je t’aime… moi non plus, un romantico brano musicale francese del 1969 di Jane Birkin e Serge Gainsbourg. Vengono poi accennate, anche solo per pochi istanti, altre note canzoni, ad esempio Acqua azzurra, acqua chiara di Lucio Battisti durante un atto di nonnismo, Feelings di Morris Albert e Questione di feeling di Riccardo Cocciante-Mina come presa in giro del tenente Fili.

Curiosità e set

Il nome del reparto – 47º Battaglione Genio Pionieri – è di pura fantasia; oltretutto l’impiego del reparto nelle manovre nonché i fregi dei copricapo, lascerebbe supporre che si tratti di un reparto di Fanteria anziché del Genio. Per non avere problemi legali con l’autorità militare circa l’uso non autorizzato delle divise, i costumisti dotarono gli attori di uniformi dell’Esercito Italiano, ma con alcune modifiche: le stellette delle uniformi anziché 5 punte ne hanno 6; i fregi dei copricapi sono quelli della fanteria, ma senza la canna di uno dei due fucili; le mostreggiature ricalcano quelle della fanteria (fiamme a due punte rosse), ma sono di colore giallo (le fiamme gialle a due punte non esistono tra le mostreggiature dell’Esercito); il fazzoletto da collo di colore azzurro era in dotazione all’Arma delle Trasmissioni, ma è incoerente sia per un reparto del genio (qual era nella finzione il 47º Battaglione), sia per un reparto di fanteria (come parebbe essere dai fregi)

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Proprio Amendola tornò, non molto tempo fa, con una intervista rilasciata a la Repubblica, a parlare del film cult sulla naja e confermò il clima poco rasserenante durante le riprese:

“Non ci fu molto entusiasmo da parte dei veri militari, forse per ordini. Lo girammo senza il supporto delle Forze Armate. Non fu accolto bene dai militari soprattutto per la parte finale dove si descriveva una rapida partenza dei militari verso un’area di crisi, forse il Libano. Massimo Dapporto fu decisivo e mi fece molto ridere durante tutta la produzione del film ma, al contempo, non vennero meno urla e qualche cazziata che ancora risuona. Ricordo un particolare: sul film non correva buon sangue con un’altro attore che, invece, adoravo”. Riproduzione riservata ©️