UNIFIL ancora sotto attacco

Missione sostanzialmente inutile e pericolosa, emblema dell’impotenza della comunità internazionale, contingente ancora sotto attacco

UNIFIL sotto le bombe

Ancora una volta i caschi blu delle Nazioni Unite diventano facile bersaglio del conflitto scatenatosi dopo il pogrom del sette ottobre.

Era già accaduto e, per alcuni versi, è un bene che si è deciso per la cessazione di questa particolare missione, nel 2027, anche se possibile che se ne profili una molto più ostica a Gaza, quando – si spera – le ostilità cesseranno.

Ancora, si parla facilmente di missione fallita perché, senza essere ipocriti, le milizie di hezbollah hanno sempre continuato a tirare verso Israele, nei 50 anni di dispiegamento delle truppe internazionali, di conseguenza è logico presupporre che il contingente ONU non abbia concorso efficacemente alle operazioni di disarmo, oppure di dissuasione, nell’area.

Quanto sopra è stato poi estremizzato dalle operazioni belliche condotte da Israele che ha attaccato, in alcuni casi simultaneamente, in altri, in momenti diversi, Libano, Yemen, Iran, ma anche Iraq, al netto delle operazioni a Gaza e violenze in Cisgiordania.

L’immobilismo delle Nazioni Unite è sempre garantito (eufemismo, ndr.) dalle logiche da post-guerra fredda che governano il Consiglio di Sicurezza, con il meccanismo di veti incrociati e che vedono USA contrapporsi – talvolta – all’asse Russia-Cina, recentemente rinvigorito dopo il vertice SCO e dalle alterne vicende della crisi Ucraina.

Si legge nella dichiarazione alla stampa del contingente ONU:

UNIFIL statement on attack on peacekeepers clearing roadblocks:

Yesterday morning, Israel Defense Forces (IDF) drones dropped four grenades close to UNIFIL peacekeepers working to clear roadblocks hindering access to a UN position close to the Blue Line.— UNIFIL (@UNIFIL_) September 3, 2025

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