di Cristina Di Silvio
Nella ricorrenza della Giornata Nazionale del Malato Oncologico, l’Italia riflette su un fronte interno cruciale: la sanità pubblica come pilastro della resilienza nazionale, leva diplomatica e strumento di coesione strategica. Ma il sistema oncologico italiano, nonostante le eccellenze, resta segnato da gravi disuguaglianze territoriali.
Sanità del Paese: un rischio strategico
Nel cuore del dibattito geopolitico contemporaneo, dominato da guerre ibride, cyberconflitti e crisi energetiche, il tema della salute pubblica appare spesso sullo sfondo. Eppure, la Giornata Nazionale del Malato Oncologico, istituita per onorare i pazienti oncologici e richiamare l’attenzione sulle sfide della cura, assume un significato sempre più rilevante nella dimensione strategica dello Stato moderno. L’oncologia, con il suo impatto su milioni di cittadini, rappresenta non solo una sfida medica e sociale, ma anche un tema di sicurezza nazionale.
La capacità di un Paese di garantire diagnosi precoci, accesso alle cure innovative e continuità assistenziale riflette la sua resilienza sistemica. In un mondo dove il benessere collettivo è divenuto parametro di forza globale, la salute del cittadino si interseca direttamente con la credibilità diplomatica e la coesione interna.
Tuttavia, uno degli aspetti più critici del sistema oncologico italiano resta la profonda diseguaglianza territoriale. A seconda della regione in cui si vive, un paziente oncologico può avere accesso tempestivo a cure d’eccellenza o trovarsi costretto a viaggi della speranza verso altre province, con tutto il carico umano, economico e psicologico che ciò comporta. Secondo i dati dell’AIRTUM e del Ministero della Salute, mentre regioni come Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia garantiscono accesso quasi immediato a terapie oncologiche di ultima generazione, in altre aree – in particolare nel Mezzogiorno – si registrano ritardi sistemici nella diagnostica, carenza di personale, liste d’attesa incompatibili con la natura progressiva della malattia e insufficienze nella presa in carico multidisciplinare. Questo squilibrio genera una forma di “disuguaglianza di sopravvivenza”: vivere o morire può dipendere dal codice postale.

Dichiarazioni ufficiali sul 18 maggio
In occasione della Giornata Nazionale del Malato Oncologico, diverse figure istituzionali hanno ribadito l’impegno verso una sanità equa e accessibile: Orazio Schillaci, Ministro della Salute:
“La lotta ai tumori è una priorità mia e del ministero della Salute. In linea con questo impegno, il Piano oncologico nazionale pone l’attenzione sulla centralità del malato e sulla riduzione delle disuguaglianze nell’accesso alle cure, secondo un approccio globale e intersettoriale”.
Marco Mattei, Capo di Gabinetto del Ministero della Salute:
“Il Ministero della Salute, di concerto con la LILT, sta lavorando per contribuire ad abbassare il tasso di mortalità, attraverso iniziative che sostengono la prevenzione e la diagnosi precoce”.
Elena Bignami, Presidente di SIAARTI:
“Il dolore oncologico non è solo un sintomo, ma una vera e propria patologia che incide profondamente sulla qualità di vita dei pazienti. Ogni paziente merita un percorso di cura personalizzato, che integri il controllo del dolore e il supporto psicologico”.
Sanità e Difesa: un binomio strategico
La medicina oncologica è oggi un laboratorio avanzato di innovazione biotecnologica, gestione dei dati e cooperazione internazionale. La cooperazione tra sistemi sanitari, il libero accesso ai farmaci salvavita e la diplomazia scientifica sono sempre più utilizzati come strumenti di soft power da attori globali come Stati Uniti, Cina e Unione Europea.
Nel contesto italiano, i reparti oncologici degli ospedali militari rappresentano un esempio concreto dell’integrazione tra forze armate e sanità civile, in grado di rispondere a emergenze complesse, supportare la ricerca e garantire capacità logistiche in caso di crisi sistemiche. Queste strutture potrebbero, se adeguatamente potenziate, rappresentare anche una risorsa strategica per colmare i divari territoriali, rafforzando la presenza dello Stato nelle aree più vulnerabili.
Il malato oncologico: figura civile e strategica
l malato oncologico, troppo spesso ridotto a simbolo di fragilità, va invece riconosciuto come soggetto attivo nella società resiliente. La sua lotta rappresenta una sfida culturale e politica che riguarda il diritto alla speranza, alla dignità e alla protezione. La gestione del cancro non è solo questione sanitaria: è una prova della capacità di uno Stato di tutelare il proprio capitale umano, valorizzando ogni vita come risorsa insostituibile. Ignorare le disuguaglianze sanitarie significa indebolire le fondamenta della nazione. Quando la geografia decide il destino di un malato, la coesione interna vacilla.
Politica estera della salute
La Giornata Nazionale del Malato Oncologico è anche occasione per rilanciare l’Italia come attore centrale in una nuova politica estera della salute. L’Istituto Superiore di Sanità, l’Esercito e il Ministero degli Affari Esteri stanno già collaborando a progetti di cooperazione sanitaria internazionale, in Africa e nei Balcani, dove la lotta ai tumori si intreccia con programmi di stabilizzazione sociale, empowerment femminile e contrasto alla povertà sanitaria.
La cura come atto sovrano
Nel celebrare questa giornata, il nostro Paese è chiamato a riconoscere che curare è un atto sovrano. È la manifestazione più profonda del contratto sociale tra cittadino e Stato, e la dimostrazione che la vera potenza non risiede solo nei missili o nelle intese commerciali, ma nella capacità di proteggere chi non ha voce. In un’epoca di competizione globale, la salute è geopolitica.
Il malato oncologico, con la sua battaglia quotidiana, è un protagonista silenzioso della tenuta democratica e strategica della nazione. Ma finché permangono disuguaglianze territoriali sistemiche, la sfida resta aperta.