La storia della Global Flotilla è piena di contraddizioni, ma attenzione, trasversali, contrapposizioni accese e nate sullo sfondo politico, e a rimetterci sono sempre le forze dell’ordine, sembra quasi rivedere Pasolini, però i tempi sono cambiati.
Flotilla, una nuova fase?
Si scriveva, a cavallo dell’arrembaggio dei commando israeliani, di una fase due, per la Flotilla, intendendo quello che poi si è palesato: blocchi stradali, ponti, aeroporti, ma cavalcando anche le agitazioni già in essere, dalle 21.00 di giorno due ottobre, alle 21.00 del tre ottobre.
Infatti, i trasporti avevano già indetto agitazioni, prescindendo da quanto accaduto a Gaza, bensì per condizioni contrattuali da rinnovare o migliorare per quel comparto.
Ed ecco affacciarsi le prime fallacie logiche, che abbracciano tutta la classe politica, dalla maggioranza a opposizioni, per poi arrivare ai controsensi esprimibili dai manifestanti: ha infatti un senso pratico portare un messaggio di pace assaltano stand o monumenti? Scontrarsi con le Forze di polizia? Chiaramente no, la domanda è puramente retorica, eppure mai come in questa occasione, allorquando una strada è bloccata dai manifestanti pro-pal, gli automobilisti si dimostrano solidali verso quelli, è un segnale “politico”, ma in senso lato, che non è stato colto.
In Italia sono presenti molte manifestazioni, a macchia di leopardo, si potrebbe dire, che coprono l’intero territorio nazionale, ma è non corretto affermare che ciò si verifica solamente nel bel paese, considerando che proprio a ridosso dell’abbordaggio di nave Alma, la prima della flotilla, ad Ankara scoppiavano violente manifestazioni, da ricordare poi che la Colombia ha espulso i diplomatici di Tel Aviv, e farlo non significa essere antisemita, ma più semplicemente essere contrari a un certo modo di fare politica.


Chiaramente anche in Spagna le manifestazioni si sono susseguite, anche perché organizzazione e maggior numero di elementi a bordo della flotilla, era giustappunto Spagnola, e Madrid, al pari dell’Italia, aveva fornito una nave militare a supporto degli attivisti entro le 150 miglia nautiche da Gaza.
Purtoppo alle fallacie logiche, sommariamente richiamate, si aggiunge una scarsa preparazione a questa fase due.
La flotilla, anche se ha acceso una luce sull’illegalità del blocco navale su Gaza (sarebbe ipocrita non riconoscerlo), non ha impresso analoghi stimoli sulla classe politica, riuscendo però a fare breccia nelle piazze, favorita anche dalla presenza di attivisti provenienti da più nazioni.
Purtroppo al tema principale, ossia il dichiarare l’illegalità di un blocco navale che si protrae da oltre un decennio, per Gaza, si è risposto in modo scomposto e benaltrista.
Uomini politici, in evidente difficoltà, come il leader degli esteri, o giornalisti, che facevano eco augurando alla flotilla di essere perseguiti per violazione dell’art. 244 c.p., rimarcando l’interesse di una parte politica al disordine (a fronte di 42 natanti ospitanti poco più di 400 unità complessive, con “soli” 40 italiani) e senza avere cura per le sorti del popolo palestinese. Veniva anche richiamata la possibilità che l’arrivo della flottilla potesse inclinare il percorso di pace, a guida USA.
Inevitabile, quindi, lo scollamento piazza-politica, tutti gli attori hanno avuto un cortocircuito comunicativo, si sono avvitati sulle loro ragioni dogmatiche senza aprirsi all’interlocutore e chi ne fa le spese è – come scriveva Pasolini – il “celerino” (a prescindere dai colori istituzionali della giubba).