Il tema dei dazi è tornato pesantemente alla ribalta grazie all’approccio economico di Trump. Il nuovo corso degli USA, verso la politica commerciale internazionale, è stato sicuramente aggressivo, una mediazione da commerciante più che da statista, ma il problema non è Trump…
Trump, i dazi e la UE

Intanto è corretto iniziare dicendo l’ovvio: i dazi, le barriere economiche, intossicano l’economia reale e colpiscono i sistemi paese.
Questo inciso è di buon senso, se sulle importazioni si applicano delle sovratasse è logico che le stesse le vivranno sulla loro pelle (e portafogli) i consumatori finali del bene interessato.
Quindi, appare logico, altrettanto, affermare che i dazi danneggiano il mercato e possono portare a situazioni di conflittualità “variegata”: di tipo commerciale, ma anche potenzialmente bellico.
Non è, questa, una esagerazione: inquinare il mercato ha parecchi contraccolpi e la storia lo insegna, basta rileggerla, quando possibile.
Dazi? La guerra dell’oppio la potrebbe ricordare
Quali sono i punti di contatto tra una sostanziale tassa e uno stupefacente? Beh…nessuno, certamente, specie se ciò viene visto a “bocce ferme” e senza un contesto dove collocare le due cose, eppure…
Intanto bisognerebbe ricordare come le droghe vivono sempre diverse vite: a livello farmacologico, per esempio, le stesse sono delle sostanze che possano rientrare in tabelle vietate per il consumo, data la tossicità del principio attivo, ma, come naturale contraltare possono anche essere etichettate come farmaci, laddove lo stesso principio attivo superi determinati standard o possa essere utilizzato per certi scopi, in data posologia.
Anche a livello letterale (inglese o greco antico), con medesimi termini vengono chiamate le droghe e i medicinali, oppure i veleni.
Come (quasi) ogni cosa, si è davanti a una medaglia con due facce (esempio? La marijuana a scopo “ricreativo”, ma anche a scopo terapeutico).
Epoca Vittoriana, l’impero britannico ha un forte disavanzo commerciale nei confronti della Cina, Pechino commercia principalmente te, riso, seta e ceramiche pregiate, e gli abitanti dell’impero, britannici in testa, comperano abbondantemente questi beni di consumo. Il contesto muta con l’introduzione, in esportazione, di cospicue quantità di oppio, che veniva coltivato nelle indie.
Al tempo la lavorazione dell’oppio era propedeutica a uso medicinale, anche per bambini e donne in stato di gravidanza, ma anche, in combinato con alcolici, a scopo ricreativo, come il laudano, bevanda di cui si faceva largo uso.
In soldoni, nella seconda metà del 1800 la Regina Vittoria “conquista” il mercato cinese grazie a uno stupefacente, e gli effetti sulla società asiatica è tale che la sostanza comincia a essere sequestrata e distrutta, già nei porti di approdo. Ecco il perché il conflitto militare che si delinea sarà ricordato come “guerra dell’oppio“.
I mancati introiti britannici, derivanti dalle distruzioni nei porti cinesi, comporta la guerra tra impero cinese e britannico.
Tralasciando ampi dettagli si sappia solo che i Britannici avranno la meglio sui cinesi, al punto che otterranno il controllo di Hong Kong che, come si ricorderà, tornò a essere territorio di Pechino (con amministrazione speciale) solo nel 1997.
Analogie con Trump? Certo.
Intossicazione del mercato (nel caso britannico-cinese, intossicazione “reale” degli utenti), imposizione delle proprie volontà speculando a livello commerciale (nel caso britannico: si muove guerra e si colonizza militarmente una parte di territorio altrui, imponendosi anche a livello commerciale), pochi “margini di manovra” politica (i britannici impongono agenda commerciale ed espondono colonia).
…tornando a Trump

È giusto di oggi la notizia che gli USA avrebbero siglato un accordo commerciale con la Corea del Sud, gli USA impongono dazi ai coreani per aprirsi al mercato, al 15% (come già siglato da UE e Giappone) di contro non vi sono limitazioni di sorta.
Notizie stampa riferiscono di investimenti per 359 mld di dollari in USA e acquisto di LNG (gas naturale liquefatto) per altri 100 mld.
Altro bel colpo di Trump, quindi, nulla da ridire.
Il 2024 è stato un ottimo anno per il Gas naturale liquefatto prodotto negli USA: La tendenza continuerà nel 2025? Ci sono dei problemi, legati soprattutto al suo maggior costo e alla necessità di contratti a lungo termine, Trump li sta risolvendo a colpi di bluff e incontrando una politica estera accondiscendente per timore, incapace di opporsi, quaso come farebbe un bambino davanti a un bullo.
E l’UE? Ha fatto bene ad accettare la “proposta di Trump”?
Beh, a detta di Bruxelles, si. Lo spauracchio agitato erano i milioni di posti di lavoro che sarebbero stato minacciati dal venire meno di un mercato importante come quello USA.
Di contro? Nulla. I paesi UE non applicheranno alcun dazio su nessuna tipologia di merce.
In buona sostanza: come avviene per il bullo, e la paura da lui ingenerata, la capacità di mediazione di Trump si autoalimenta per incapacità della politica del paese contraente (come la UE) di contrapporre idonee misure, anche nella mera condizione di possibile spauracchio.
I dossier evidentemente venuti meno, grazie al pressing di Trump sono il digital service Act europeo, nella parte in cui i provider dei servizi debbono verificare la genuinità delle notizie che vengono veicolate attraverso i propri portali.
Non è argomento da poco. Specie se si consideri come Trump e Musk (ma anche Putin e il suo esercito di troll) abbiano utilizzato e utilizzano i social (si ricordi “la chiamata alle armi di Trump” contro elezione Biden ed espulsione dello stesso da social FB e Twitter).
Ancora, come accaduto con la Corea, la UE viene vincolata a investimenti mirati, specie in materia di armi e gas naturale liquido.
Controsenso, quindi? Beh, il riarmo europeo passerà attraverso massiccio acquisto di armi dagli USA, e, nel contempo, bisogna considerare anche come, grazie a invettive di Trump, la NATO ha spinto, per tutti i paesi aderenti, a portare le spese di sostentamento al 5% del PIL.
Ancora, ha senso, per la UE, continuare con il paradigma del “grean deal” dopo aver siglato importanti acquisti di gas naturale liquido?
L’allarme da un nuovo studio di Greenpeace: rigassificatori e GNL sono un “rischio enorme per popolazione e clima”.
Urgente sarebbe stato abbandonare i combustibili fossili e investire nelle rinnovabili, stante, nell’ultimo biennio, la UE ha lavorato tanto (Draghi in testa), per diversificare approvvigionamento energetico continentale e ora la UE si è legata a filo doppio a “nuovo attore”.