Chi non ha capito le nuove forme di conflitto o mente o è un incompetente. Bisogna partire da questo pensiero per ribadire che la guerra cognitiva punta a frammentare, polarizzare, dividere, generare destabilizzazione all’interno di una società democratica e che, il terreno di scontro, è la nostra mente.
Guido Crosetto lo sa, è dentro la sfida da tempo, oggi con una responsabilità diversa, una responsabilità che porta a dire anche le cose come stanno, senza se e senza ma e a volte, questa realtà descritta, è difficile da digerire perché siamo abituati all’intrattenimento televisivo leggero e alle certezze di una società stabile.
Una società stabile che deve, però, poter competere nel mondo e riorganizzarsi secondo i modelli occidentali in cui abbiamo scelto di riconoscerci l’8 settembre 1943. Forse proprio in quella data nasceva l’Italia libera in una nuova alleanza che si sarebbe rafforzata, negli anni avvenire, negli ideali di libertà e democrazia.
Quasi 80 anni di soft power con missioni di pace, scienza e made in Italy
Quasi 80 anni di pace e soft power, relazioni internazionali e grandi impegni commerciali e scientifici che hanno permesso al nostro “piccolo” Paese di essere un player strategico su scala globale.
Ora, però, mai come prima, le variabili sono aumentate e le scelte politiche di realtà straniere possono generare danni collaterali capaci di interessarci in pochissimi minuti; i focolai di crisi in atto rappresentano un costante pericolo di escalation a cui non si può essere più indifferenti, soprattutto se queste crisi distano meno di due ore di volo di linea da Roma.
Ma non solo minacce fisiche con un perimetro ben preciso, quelle che preoccupano sono anche le minacce che non si vedono e non rappresentano una percezione di pericolo, soprattutto per alcune fasce sociali.
Crosetto lo affermò ancor prima delle indicazioni sulla riorganizzazione militare di Donald Trump e adesso, che lo ribadisce perché le analisi geopolitiche sono preoccupanti, una componente politica e opinionistica cade dalla sedia e si interroga, con grandi sofismi, sulle affermazioni tecniche del rappresentante della Difesa italiana.
“sono preoccupato per quanto sta accadendo in Africa. Russia e Cina stanno lavorando ogni giorno su quel continente per assicurarsi risorse minerarie, idriche e terreni fertili, spiegando quotidianamente alle popolazioni che il nemico è l’Occidente e l’Europa”.
Così Guido Crosetto a Sky Tg24 mentre descriveva la sua preoccupazione frutto di report dell’intelligence. Report che vanno al di là delle parole politiche e dei confronti nei salotti televisivi e che hanno ragione di essere elaborati su dati empirici.
Ma questo non basta, non bastano i report di analisti e studiosi che contribuiscono alla stabilità di questo Paese e provano a tenere integro un equilibrio costantemente minacciato da attacchi ibridi e in modalità multi dominio. Attacchi a cui, quotidianamente, l’Italia è esposta, ma che nella percezione collettiva non esistono, come dicevamo, non si avvertono; basti pensare ai tentativi di violazione cyber o alle fake news generate da un semplice smartphone e poi rilanciate da bot stranieri. Centinaia di migliaia di alert sui dispositivi delle nostre agenzie che si attivano e permettono all’apparato istituzionale di proteggerci.
Ma gli attacchi hanno anche altre forme invisibili e i proxy war, spesso, sono mediatizzati e in giacca e cravatta
Forse una fetta di questi opinionisti da salotto e qualche politico di pensiero opposto a quello occidentale, dovrebbero andare a fare tirocinio in un paese dell’Est dove il “pensiero contrario” verrebbe visto come una forma di rischio per le autorità.
Ecco, esattamente in quelle realtà poco democratiche è chiaro il significato di minaccia cognitiva, ma qui no, non ancora, e la guerra cognitiva è quindi un terreno interessante su cui scontrarsi perché la stessa democrazia, a cui siamo stati abituati da decenni, diventa un’arma comoda per coloro che l’hanno sempre evitata con la soppressione.
Bene il dibattito, bene il confronto, bene la libertà di pensiero, ma è bene che tutti sappiano che anche mentre si parla e ci si confronta, il conflitto è in corso e le armi non sono solo quelle con un innesco a spillo.
Da una parte la verità di Guido Crosetto, dall’altra le influenze estere

