Cina: possibili crimini contro l’umanità nello Xinjiang secondo il rapporto dell’ONU

Le violazioni dei diritti umani nella regione autonoma dello Xinjiang, in Cina, potrebbero costituire crimini contro l’umanità. E’ quanto afferma un rapporto dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, pubblicato a pochi minuti dalla scadenza del mandato dell’alta commissaria Michelle Bachelet. L’Alto Commissariato lavorava da tre anni al rapporto, che esamina gli abusi subiti dalle minoranza etniche e confessionali in quella regione della Cina occidentale. La questione e’ stata al centro di aspre controversie e di crescenti pressioni internazionali sull’agenzia. Nel documento di legge che “la portata degli arresti arbitrari e discriminatori di uiguri e di membri di altri gruppi prevalentemente musulmani (…) potrebbe prefigurare crimini internazionali, e in particolare crimini contro l’umanità”. Negli ultimi anni Bachelet, che si e’ recata personalmente nello Xinjiang, ha dovuto far fronte da un lato alle pressioni della Cina, e dall’altra alle critiche dei Paesi occidentali, che l’hanno accusata di aver rinviato piu’ volte la pubblicazione del rapporto. Oltre un milione di uiguri e di altri esponenti di minoranze turcofone sarebbero stati detenuti negli anni in campi di lavoro che le autorita’ cinesi descrivono come centri di formazione professionale, tesi a contrastare le attivita’ terroristiche e separatiste nello Xinjiang. Pechino contesta le accuse di violazioni dei diritti umani e abusi, definendole menzogne che “distorcono la legge e le politiche del Paese e puntano a calunniare e diffamare la Cina”.