L’Italia, il paese che non sa manifestare

Manifestare per i diritti dei palestinesi, popolo colpito da una diaspora non voluta e foraggiata dalla malapolitica internazionale, è un conto, manifestare per il diritto di quei bambini, che debbono avere un futuro diverso rispetto a una carriera da terrorista, è doveroso, approfittare del contesto per scene da guerriglia è senza senso.

Manifestare un dissenso, ma con giudizio…

Oggi era il giorno del “blocchiamo tutto”, il popolo Propal in azione, tutto questo dopo l’incessante conflitto che vede Israele vttorioso militarmente, ma perdente dal punto di vista strategico e d’immagine.

Ampie fasce di lavoratori hanno aderito a manifestazioni, sit-in, cortei, abbassato saracinesche e incrociato le braccia: i bambini palestinesi debbono avere un futuro; la teoria dei due popoli e due Stati deve essere messa a terra concretamente; gli aiuti umanitari devono arrivare a Gaza.

Tutto molto bello, davvero, significativo, sarebbe anche gratificante se degli idioti non spaccassero vetrine, tirassero estintori su agenti e militari in assetto antisommossa. Si, sarebbe tutto molto bello, ma evidentemente è utopia, come accaduto a Milano alla stazione centrale, e con un po di tensione a Roma Termini e invasione della tangenziale.

Manifestazione roma
Manifestazione Milano
beirut e gaza due crateri nel diritto internazionale Difesa Magazine

Striscia di Gaza: effetti dei combattimenti

L’Italia è il paese dove gli strumenti che la democrazia offre vengono vanificati, si pensi ai referendum, si continui sulle manifestazioni, come in questo caso, ideate per una causa nobilissima, attenzione, realmente nobile.

Ed eccoci qui a commentare non il successo internazionale che si sta compiendo, perché si, almeno in via teorica si sta compiendo: i primi paesi UE, Gran Bretagna e Portogallo, hanno ratificato il riconoscimento della Palestina, aggiungedosi ad altri 150 che lo hanno fatto o dicono di essere prossimi a farlo, ma si apre un focus su dei facinorosi che, senza arte ne parte, si dilettano a sfondare, colpire, dei lavoratori (perchè chi indossa una uniforme lo è, un lavoratore) senza un senso.

litalia il paese che non sa manifestare Difesa Magazine

Se una manifestazione è ben congenita, ben riuscita, corposa, attira gente, gli slogan sono alti, probabilmente tutto ciò non può lasciare indifferente i decisori politici.

Se quella stessa manifestazione presenta invece degli strascichi violenti, beh…inutile dirlo, l’effetto non sarà uguale: la manifestazione sarà facilmente bollata come politicizzata (e la salute è la difesa di un bambino non può essere politicizzata, non deve esserlo), violenta, antitetica rispetto agli stessi valori che hanno portato lì, quei manifestanti.

E allora la musica cambia: l’attenzione si sposta sugli scontri, sui danni, e ci si chiede una cosa banale: ha senso manifestare con violenza contro la violenza?