Così Giorgia Meloni ha descritto la posa, in Transatlantico, della borsa utilizzata da Paolo Borsellino e che aveva con sé durante la deflagrazione della bomba che uccise lui e cinque agenti di scorta, nel 1992.
Borsellino, fino al 30 ottobre esposta alla Camera la sua borsa
Giorgia Meloni non ha mai nascosto che una parte del suo impegno politico lo deva al sentimento di risveglio sociale scaturito dalle stragi del ’92.
In questo contesto debbono, quindi, essere rilette le parole della Premier che, alla Presenza del Capo dello Stato, Mattarella, ha introdotto i familiari del giudice assassinato dalla mafia e il perché quella borsa, elemento iconico del magistrato, assieme alla sua agenda rossa, mai ritrovata, sia oggi alla Camera, almeno fino al 30 ottobre, per poi essere esposta in commissione antimafia.
La posa della borsa anticipa, sostanzialmente, il susseguirsi delle cerimonie commemorative della strage del 19 luglio 1992.
La stessa potrebbe essere vista, al pari della vettura della scorta di Falcone, come una reliquia, di un martire per la società, per il miglioramento di quella società, un martire laico, che, come quelli religiosi, al tempo non era stato compreso e supportato.


