Dalla Nunziatella alla cardiochirurgia. Chi è l’uomo che riavvia i cuori

Estratto da ilGazzettino.it

Trapiantato il cuore da un paziente morto. È la prima volta al mondo

La notizia ha fatto il giro del mondo e rivoluzionerà il paradigma sui trapianti senza trascurare, ovviamente, una riflessione sull’etica che ne consegue. Il professor Gino Gerosa ha trapiantato un cuore fermo da 20 minuti. Nessuna fantascienza, solo scienza. Ma chi è il professionista italiano che sta stupendo il mondo.

“Ho un fratello più grande, Carlo, è andato in pensione da generale dei Carabinieri. Lui voleva andare alla scuola militare della Nunziatella a Napoli, mamma Adriana gli ha risposto che sarebbe stata troppo dura. Due anni dopo l’ho chiesto io e mamma ha deciso: Quello è il posto per te. Era il 1973»

Perché proprio una scuola militare?


«Un po’ per emulare mio fratello che poi il carabiniere lo ha fatto davvero. Un po’ perché credo che il caso sia sempre determinante. A Roma incontro Paolo Galvaligi, figlio del generale che sarà ucciso dalle Br, e Mario Parente attuale dirigente dei Servizi Segreti, senza di loro avrei saltato le visite mediche al Celio e non sarei mai stato ammesso: sono arrivato settantanovesimo su 80! Ancora il caso: dopo la maturità avevo fatto domanda per l’Accademia di Sanità Militare a Firenze come ufficiale medico, ma si è persa la domanda e non mi hanno mai chiamato per il concorso. Così mi sono iscritto in Medicina a Padova. Era il 1976, anni molto caldi nell’ateneo padovano. Gli autonomi facevano irruzione nelle aule, interrompevano spesso le lezioni di chimica del gesuita padre Ciman. Entravano, gettavano le immondizie sulla cattedra e uscivano. Lui col nostro aiuto ripuliva e riprendeva le lezioni senza batter ciglio».

Il professor Gerosa, che spesso torna alla Nunziatella per tenere qualche lezione, nonostante i suoi fitti impegni, ha lavorato a Londra per due anni sotto la guida del professor Donald Ross.

Rientrato in Italia, ha lavorato prima all’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, poi all’Azienda ospedaliera di Padova dove inoltre, nel 2000, è diventato professore associato di Cardiochirurgia presso la Scuola di Medicina e Chirurgia della correlata Università degli Studi di Padova. Dal 2003 è direttore della Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia dell’ateneo padovano e del Centro di Cardiochirurgia “Vincenzo Gallucci” dell’Azienda ospedaliera di Padova.

Utilizzando in endoscopia un sistema robotico servoassistito esegue nel 2001 il primo intervento in Italia di rivascolarizzazione miocardica a cuore battente e nel 2004 il primo intervento in Italia di trattamento della fibrillazione atriale.

Insomma possiamo dire che il Paese avrà pur perso un valido ufficiale in armi ma oggi vanta l’orgoglio di avere un luminare delle scienze mediche.