“Resta con te” un libro contro la violenza

Nella cornice offerta dal Palazzo delle Esposizioni a Roma, e – in particolare – della libreria, sita al piano terra, si è tenuta, ieri sera, la presentazione del libro “Resta con Te”, Piero Massafra editore, di Silvia Morrone.

Violenza di genere

Difesamagazine è da sempre attenta a temi impattante la società contemporanea, come la violenza di genere, avendo anche da poco proposto la recensione al testo di Armando Ago, sullo stalking, tema affine, anche se non esattamente sovrapponibile.

Pino Rinaldi, infatti, avviando la discussione, ricorda l’invito che sembra quasi richiamare il titolo del testo della dottoressa Morrone: “resta con te”, a non perdere – quindi – il contatto con la realtà.

Il giornalista, nel condurre la discussione, che arriverà a coinvolgere anche il pubblico, rileva come manchi, nel testo, quel racconto quasi discalico, cui oramai la cronaca ha abituato.

Manca il “chi ha fatto cosa” e “sul come” sia stata fatta, per esempio. Mentre nelle storie di queste donne che, fortunatamente sono sopravvissute a un certo tipo di rapporto, evidentemente violento, Silvia introduce emozioni, sensazioni, senza quei passaggi quasi voyeristici su quelle donne-vittime.

Parterre violenza di genere resta con te

La copertina del libro riprende un disegno di Giulia Cecchettin, una ragazzina che cerca di accendere la luce, perché la violenza di genere deve essere ben visibile, proprio perché quelle donne spesse non hanno riconosciuto la violenza che stavano subendo , probabilmente perchè non si riconosce, a priori, qualcosa che non hai mai appreso come tale e la violenza non si palesa sempre con uguali sfaccettature.

Gualtiero Nicolini, interviene proprio su questo punto, riportando le donne con cui si è relazionato (come associazione) le quali fanno si che non vi possano essere stereotipi culturali, professionali, in quelle potenziali vittime, accumunate solo dall’essere tutte impaurite, e vittime di violenze di natura differenti, da quelle psicologiche, a quelle economiche, poi si sfocia in un qualcosa di fisico.

Poi si deve considerare anche il ripensamento, quindi al possibile ritorno a casa della vittima, dovuto a condizionamenti esterni (paese piccolo, timore del sentirsi sulla bocca di tutti, “ortodossia familiare”, ndr.), fermo restando che pare siano sempre di meno questi casi, grazie al timore di accadimenti nefasti.

Nel naturale prosieguo del dibattito sono stati richiamati casi giudiziari risaltati alla cronaca nazionale, e, in questo contesto, anche grazie all’intervento della mamma di Pamela Mastropietro (che ricordava una manifestazione, il prossimo 15 ottobre a Roma, in favore di maggiori tutele per le vittime) tutti gli intervenuti concordavano sulla necessità di sviluppare percorsi di educazione sentimentale.