Duro intervento della Premier Meloni, sui suoi profili social, circa la Giustizia UE e affaire migranti, i temi: patto comune per immigrazione controllata e indicazione sui paesi sicuri.
UE, dubbi sui paesi sicuri
Allorquando sembrava oramai pacifico che la lista dei paesi c.d. sicuri rientrasse nel novero delle spettanze della politica nazionale (sentendo – evidentemente – pareri apparati dei servizi di sicurezza e Ministero Esteri) la Corte di Giustia rimette tutto in discussione
Infatti, secondo i togati UE, sono i giudici a dover vagliare di volta in volta circa la sussistenzadi pericoli nel dato paese.
Quanto sopra avviene a stretto giro (manca meno di un anno) rispetto al via del nuovo patto sull’immigrazione e la Meloni “non ci sta”.

Sorprende la decisione della Corte di Giustizia UE in merito ai Paesi sicuri di provenienza dei migranti illegali.
Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche.
La Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari. Così, ad esempio, per l’individuazione dei cosiddetti Paesi sicuri fa prevalere la decisione del giudice nazionale, fondata perfino su fonti private, rispetto agli esiti delle complesse istruttorie condotte dai ministeri interessati e valutate dal Parlamento sovrano.
È un passaggio che dovrebbe preoccupare tutti – incluse le forze politiche che oggi esultano per la sentenza – perché riduce ulteriormente i già ristretti margini di autonomia dei Governi e dei Parlamenti nell’indirizzo normativo e amministrativo del fenomeno migratorio.
La decisione della Corte indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa e di difesa dei confini nazionali. È singolare che ciò avvenga pochi mesi prima della entrata in vigore del Patto Ue su immigrazione e asilo, contenente regole più stringenti, anche quanto ai criteri di individuazione di quei Paesi: un Patto frutto del lavoro congiunto della Commissione, del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea.
Il Governo italiano per i dieci mesi mancanti al funzionamento del Patto europeo non smetterà di ricercare ogni soluzione possibile, tecnica o normativa, per tutelare la sicurezza dei cittadini.