La riforma della sanità militare in un comunicato del MOSAC: “un titolo roboante e pieno di grandi propositi, si sta rivelando una beffa per i sanitari dell’Arma dei Carabinieri. Il Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto, si prepara a un riordino che, a prima vista, promette ordine e giustizia. Tuttavia, leggendo le prime bozze, si palesa una disparità inaccettabile”.
La Sanità Militare di Crosetto: Carabinieri, figli di un dio minore?
“Mentre per le altre Forze Armate il passaggio al nuovo Servizio Sanitario Militare Nazionale (SSMN) apparentemente sembra un processo chiaro e agevole, per i Carabinieri la strada sembrerebbe un labirinto. I professionisti del ruolo tecnico (medici, psicologi, veterinari) passerebbero d’ufficio, ma per infermieri e fisioterapisti la situazione sembra molto nebulosa. Verrebbe loro offerta un’opzione “volontaria” che suona più come “un’elemosina” che come un diritto acquisito.”
“Questa disparità sarebbe tanto più grave se si considera il passato. I sanitari dell’Arma, con le loro bande rosse e i loro alamari cuciti sulla pelle, hanno investito il loro tempo, il loro denaro e i loro sacrifici per acquisire titoli professionali abilitanti la professione sanitaria. Sposando i valori della benemerita, hanno messo le loro competenze al servizio dei colleghi e dell’Amministrazione, facendo risparmiare allo Stato i costi di formazione. L’Arma e lo Stato hanno potuto contare negli anni su di loro e sull’intero comparto sanitario senza sborsare un euro. E ora? Come si traduce la valorizzazione del loro operato specialistico? Un atto “democraticamente” imposto? Meritano veramente di essere tratti come “figli di un dio minore”, penalizzandoli nella carriera e nella dignità professionale?”
“Da giorni, nonostante l’ufficiosità di atti che circolano tra i militari, si avverte una profonda ingiustizia. In un contesto in cui inizialmente troppi hanno preferito il silenzio, il MOSAC Movimento Sindacale Autonomo Carabinieri ha scelto da settimane di rompere gli schemi. Siamo stati tra i primi a dare voce e a sollevarsi dal coro, puntando i riflettori su una riforma che, a nostro avviso, si configurerebbe come un’autentica iniquità. Abbiamo deciso di guardare la luna anziché il dito che la indicava, portando alla luce le criticità e dando voce al malcontento.”

“Il MOSAC non si limita a denunciare le ingiustizie, ma propone e ribadisce soluzioni concrete per un cambiamento reale. Chiediamo con coraggio giustizia per i militari attraverso le seguenti proposte:
- Indennità di camice: Basta elemosine. Chiediamo indennità congrue, proporzionate al profilo specialistico e all’impegno professionale.
- Indennità di presenza sanitaria: La responsabilità operativa e il rischio non possono essere pagati con le noccioline. È necessaria una rimodulazione equa.
- Concorsi interni: I concorsi devono garantire pari dignità e opportunità tra le Forze Armate.
- Carriera professionale: Chiediamo l’accesso alla progressione di carriera in linea con il modello del Servizio Sanitario Nazionale, perché i militari non possono essere cittadini di serie B.
- Tutela giuridica: L’Amministrazione ha il dovere di coprire la tutela giuridica e assicurativa per chi rischia la vita. Non si può rischiare e poi essere lasciati ad arrangiarsi.
- Ruolo a esaurimento: Chiediamo l’istituzione di un ruolo a esaurimento per il personale sanitario già in servizio. Questo garantirebbe stabilità e riconoscerebbe le competenze, senza cancellare l’identità della sanità dei Carabinieri con un colpo di spugna.
- Confronto costruttivo: Se l’Amministrazione vuole veramente il nostro supporto, come già successo in passato, deve essere pronta al confronto, farsi portavoce delle istanze sindacali e battersi con noi ai tavoli istituzionali.
- Coinvolgimento tecnico: È fondamentale che ai tavoli istituzionali vengano coinvolte figure tecnico-sanitarie. Queste figure, oltre a una visione istituzionale, possono far emergere con pragmatismo le criticità che un cambiamento epocale come questo può comportare.”
“La nostra è una battaglia che vale per tutti. Sebbene il numero di colleghi coinvolti possa sembrare esiguo rispetto al totale. Non faremo distinzioni perché i diritti e la dignità non si calcolano in percentuali, ma si difendono per ogni singolo militare. Si auspica un confronto diretto con le parti in causa, non più su argomentazioni più o meno ufficiose, ma sulla base di atti ufficiali che possano in qualche modo smentire le criticità fino ad ora ipotizzate e restituire serenità ai lavoratori militari del comparto.”
“Oggi, le coscienze sindacali sembrano finalmente risvegliarsi. Vediamo con favore che altre sigle (anche di altre forze armate) si mettono in scia, pronte a unirsi alla nostra battaglia. È un passo necessario, a patto di mettere da parte i personalismi, i favori e quegli “istituzionalismi beceri” che sono il retaggio di un passato di un sistema troppo legato ai vecchi vertici e alle poltrone. La nostra priorità è l’unità e la tutela dei diritti dei militari, e siamo pronti a collaborare con chiunque condivida questo obiettivo.”
“Questa battaglia è per la dignità dei nostri colleghi. Il MOSAC non farà un passo indietro. Speriamo che le altre sigle, ora che si sono svegliate, si uniscano a noi in una lotta vera, lasciando i selfie e le cerimonie a chi ha tempo da perdere.”