Il tema del riordino della sanità militare è sul tavolo da anni, in questi ultimi periodi ritornato alla ribalta gtazie a dichiarazioni sindacali e sul presunto ruolo centrale assunto dall’Arma dei Carabinieri, oggi si propone il comunicato del MOSAC sull’argomento.
Sanità Militare: il Ministro Crosetto tra logiche manageriali e il silenzio dei sindacati
“Ennesimo atto della tragicommedia del riordino del Servizio Sanitario Militare Nazionale (SSMN). Il sipario s’è alzato su un incontro tra il Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto, e quelle che dovrebbero essere le “rappresentanze sindacali militari”. Il MOSAC – Movimento Sindacale Autonomo Carabinieri, pur confinato al ruolo di spettatore per non aver ancora raggiunto ancora le soglie di rappresentatività (un dettaglio, si sa, puramente burocratico per chi i sindacati li vuole “domati”), ha seguito le dichiarazioni del Ministro. E il quadro è, per usare un eufemismo, sconcertante.”
“Ci si aspettava forse un rappresentante del Governo in veste istituzionale, l’uomo di Stato che spiega la razionalizzazione delle risorse per la Difesa, magari attingendo a quel benedetto aumento delle spese per il riarmo. E invece, la sorpresa: l’Onorevole Crosetto s’è presentato con la postura di un eccellente Amministratore Delegato, come se stesse parlando ai manager e parti sindacali dell’azienda amministrata. Ha esposto la sua visione del SSMN come un “nuovo ramo aziendale” della “Difesa spa”, finanziato da “nuovi investitori”. E il culmine della sua performance da imprenditore? La promessa di un welfare sanitario “dedicato” ai militari e alle loro famiglie, con l’allettante prospettiva di “accorciare i tempi di attesa per le prestazioni”. Tradotto: una corsia preferenziale, un privilegio per pochi, pagato con i soldi di tutti, magari proprio quelli del riarmo.”

“Su un punto, però, il MOSAC ha apprezzato e ringrazia l’Onorevole Crosetto: a differenza di molti, nel suo approccio da General Manager dell’Azienda “Difesa SpA”, ha creduto di parlare con dei sindacati e non con i surrogati della vecchia rappresentanza militare. Un piccolo, significativo, passo avanti. Ma la commedia è proseguita.”
“Ed è qui che il MOSAC non tace, denunciando una profonda, stridente, inaccettabile incongruenza. Come riesce il Ministro Crosetto a conciliare questa visione di una sanità che “privilegia” le esigenze dei “lavoratori militari” rispetto a tutti gli altri cittadini, con i messaggi retorici veicolati nei più recenti e tragici eventi? Messaggi in cui si esaltava il sacrificio, anche della propria vita, che un militare è pronto a fare per salvaguardare la sicurezza e la vita dell’intera popolazione civile?”
“Da un lato, si chiede ai nostri uomini e donne in uniforme di essere pronti a dare l’anima per l’Italia, per tutti i cittadini, senza distinzioni di sorta. Dall’altro, si propone un sistema sanitario che li metta in una posizione di netto privilegio rispetto a quegli stessi cittadini che dovrebbero tutelare con il massimo sacrificio. Si sbandiera il martirio per la collettività, si invoca l’eroismo senza se e senza ma, ma poi si promette un trattamento sanitario esclusivo, una casta privilegiata. Questa dicotomia non è solo un controsenso logico da bar dello sport, ma una ferita aperta all’identità stessa del militare, la cui essenza fondante è il servizio incondizionato alla Nazione, intesa nella sua interezza.”
“E i sindacati militari presenti? Ovviamente hanno applaudito. Alle promesse di avere un servizio sanitario “dedicato” nessuno ha inteso disturbare il conducente. Avranno detto a voce bassa: “Minchia, signor Tenente! Potrò fare la TAC a mio figlio e la visita ginecologica a mia moglie senza attendere mesi o anni”.
“In sostanza, il Ministro ha chiarito ai “Generalissimi” presenti ai sindacati militari che il riformato servizio sanitario militare andrà a integrare il servizio sanitario nazionale solo dopo aver soddisfatto le esigenze dei militari e delle loro famiglie. Ma qualcuno ha informato il Ministro che un Generale dei Carabinieri è stato defenestrato dal suo ufficio della Scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze per aver sdoganato come punto di forza della gestione degli apparati militari il benessere dei militari?”
“Poi, dalla commedia tragicomica si è passati direttamente al teatro dell’assurdo, quando il Ministro ha esternato il suo desiderio di avere 30 TAC presso l’ospedale militare capitolino del Celio che funzionino h24, 7 giorni su 7. Qualcuno dei presenti avrà svegliato il Ministro dal sogno spiegandogli che per garantire un servizio del genere servirebbero più di 150 tecnici radiologi, oltre ai medici e paramedici specializzati necessari? O forse il piano è farle funzionare con lo Spirito Santo, o con gli stessi militari che dovrebbero farsi curare?”
“Infine, il Ministro ha ribadito che nessun militare, di ogni ordine, grado e Forza Armata, verrà penalizzato dalla riforma. Anzi, ha evidenziato che se dovesse esserci un solo ruolo che otterrà un beneficio, questo dovrà essere applicato a tutti gli altri. Evidentemente consiglieri, Generali o sottosegretari vari non lo hanno informato che già oggi ci sono categorie di militari che subiscono un trattamento differenziato a seconda della Forza Armata di appartenenza. Infatti, per i sanitari dei Carabinieri le prime “ipotesi” di questo riordino sono già un capolavoro di burocrazia all’italiana: il transito al nuovo SSMN potrebbe avvenire d’ufficio per il personale sanitario inquadrato nel ruolo tecnico, mentre per infermieri e fisioterapisti si profilerebbe un passaggio su base volontaria, a differenza delle altre Forze Armate. La “non penalizzazione” e i “benefici estesi a tutti” sembrano solo l’ennesima promessa da suggestione elettorale, disattesa ancora prima di essere pronunciata.”
La Sanità Militare: Un manicomio da rimettere in ordine (sul serio)
“Dal punto di vista organizzativo, la situazione è da manicomio. L’attuale diversificazione gestionale tra le Forze Armate, con piattaforme e software non omogenei, è l’ennesima prova della miopia di chi gestisce. Il MOSAC, con un minimo di buon senso, propone un adeguato periodo cuscinetto tra l’avvio del SSMN e l’unificazione tecnologica, fino alla già prevista adozione del fascicolo sanitario unico per ciascun militare. E in questa fase, chiede che le strutture sanitarie operative presso lo Stato Maggiore della Difesa vengano rafforzate giuridicamente e funzionalmente, per una regia interforze coordinata ed efficace.”
“E poi, le solite promesse. Nel medio periodo, il nuovo sistema potrebbe prevedere l’accreditamento del SSMN presso il Servizio Sanitario Nazionale e l’erogazione di prestazioni extramurarie, con possibili “ricadute economiche positive” per il comparto Difesa. Il MOSAC, che evidentemente non si fida delle favole e conosce bene la musica, pretende trasparenza nella gestione, equità nella redistribuzione dei benefici e un impatto tangibile sul benessere del personale sanitario. Perché, è bene ricordarlo, l’efficienza non può e non deve prevalere sulla tutela della dimensione professionale e umana.”
Oltre la visione limitata: il vero ruolo della Sanità Militare
“Il MOSAC, con l’onestà intellettuale che lo contraddistingue, intende comunque esortare i lavoratori militari dei Carabinieri a superare una visione limitata della riforma della sanità militare, spesso condizionata dalla sola esperienza quotidiana. Si sottolinea che l’obiettivo del Ministro è sicuramente quello di creare uno strumento militare efficiente e che questa riforma, pur presentando sfide e contraddizioni, offre anche opportunità di crescita.”
Occorre evidenziare come l’esperienza passata dei Carabinieri si sia limitata a una “sanità di prossimità” (visite di idoneità, missioni, poliambulatori), ben lontana dalla vera sanità militare. Quest’ultima è definita come un pilastro nel contesto CBRN (Chimico, Biologico, Radiologico, Nucleare) e un motore di innovazione scientifica, citando come esempio un progetto bilaterale Italia-Usa BIOVET “Bionics For Veterans” svolto in collaborazione prestigiosi istituti di ricerca universitari e organismi sanitari internazionali.”
“Il MOSAC invita a guardare oltre l’immediato, riconoscendo che la piena realizzazione del progetto richiederà tempo. Comprendiamo lo stress e il burnout che attanagliano il personale, ma esortiamo a non chiudersi a priori alla riforma, che potrebbe portare benefici reali e offrire l’opportunità di ampliare gli orizzonti professionali e contribuire costruttivamente al miglioramento del sistema.”
Le nostre richieste: non privilegi, ma giustizia e dignità
“Il MOSAC non chiede l’elemosina, ma giustizia. Ecco le proposte concrete che intendiamo presentare ai tavoli istituzionali, quelle che i “sindacati” plaudenti non hanno avuto il coraggio di formulare:”
- “Indennità di camice congrue, proporzionate al profilo specialistico e all’impegno. Basta elemosine.
- Rimodulazione dell’indennità di presenza sanitaria, perché la responsabilità operativa non si paga con le noccioline.
- Rimodulazione ed equità dei concorsi interni dedicati alla specialità, che diano pari dignità tra le Forze Armate.
- Accesso alla progressione di carriera infermieristica e sanitaria, in linea con i modelli del SSN e del comparto civile. Non siamo cittadini di serie B.
- Tutela giuridica e assicurativa professionale specialistica a carico dell’Amministrazione per il personale impiegato in contesti operativi. Non si può rischiare la vita e poi arrangiarsi.
- Istituzione di un ruolo ad esaurimento per il personale sanitario dell’Arma già in servizio, per garantire continuità funzionale, riconoscimento delle competenze e stabilità professionale. Perché l’identità della sanità Carabinieri non si cancella con un colpo di spugna.”
“Il MOSAC – lo ribadisce Luca Spagnolo, rappresentante legale della sigla sindacale – non rivendica privilegi, ma chiede equità, riconoscimento e pianificazione consapevole. La sanità militare dell’Arma dei Carabinieri, pur partendo da una condizione meno strutturata, ha garantito risultati di valore, umanità e funzionalità. Questo riordino può essere un’occasione, sì, ma per consolidare questi risultati, non per disperderli”.
“Il MOSAC sarà presente, partecipe e costruttivo. Perché cambiare è necessario, ma non può avvenire a costo del benessere personale, familiare e professionale di chi ha già dato molto. E se si parla di “riforma a parità di bilancio”, l’esperienza insegna che ogni trasformazione strutturale richiede coperture adeguate. Lo dimostra l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma, che ha generato ripercussioni importanti e insegnato quanto sia fondamentale accompagnare ogni rivoluzione con risorse, visione e rispetto. Perché dietro ogni funzione, c’è una persona. Dietro ogni incarico, c’è una famiglia. Dietro ogni uniforme, c’è una storia. E questa storia, non la si può ignorare.”