Negli ultimi giorni una sentenza della Cassazione, circa un caso simile a quello di Ramy, suffragava operato FF.PP durante gli inseguimenti, oggi una consulenza cinematica sul caso di Milano conferma quanto già riferito in precedenza dalla Polizia Locale.
Ramy, morte come conseguenza di altro illecito
“Opponendosi all’Alt dei Carabinieri, dava avvio ad un inseguimento anomalo e tesissimo, ad elevatissima velocità lungo la viabilità urbana cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa“, “sprezzante del pericolo” e si è “assunto il rischio delle conseguenze” per Ramy.
Questo un passaggio della consulenza richiesta dalla Procura di Milano.



L’equipaggio dell’Arma è stato corretto, il conducente del T Max uno sconsiderato, un contatto tra i due c’è stato, precedentemente rispetto all’impatto in cui ha trovato la morte Ramy, come anche è evidente in uno dei video, ma non vi è stato alcuno speronamento.
Ovviamente ora seguirà una controanalisi da parte dei team legali della famiglia di Ramy e di Fares, il conducente dello scooter.
Di fatto, però, questa CT avvalora l’operato della Polizia Locale di Milano.
Nei giorni scorsi, intanto, era stata pubblicata l’ordinanza n. 4963 del 25 febbraio 2025 dalla Cassazione Civile, Sezione terza, con la quale si affermava che:
“L’inseguimento con i dispositivi di emergenza di un veicolo che procede a forte velocità al fine di sottrarsi al controllo della pattuglia, urtando molte autovetture durante la fuga e mettendo a repentaglio la pubblica incolumità fino ad essere speronata dalla pattuglia inseguitrice, con condotta proporzionata al pericolo, non si limita ad integrare un mero incidente stradale, ma va inquadrato nell’ambito dell’operazione di pubblica sicurezza effettuata dagli agenti, avendo essi agito nell’adempimento di un dovere, più che per stato di necessità.”