Molfetta, è andata bene: mix di incoscienza, professionalità e pressapochismo

La sparatoria al centro commerciale di Molfetta dev’essere vista (benevolmente) come un’ottima riuscita della tenuta del tessuto sociale davanti a una crisi estemporanea, ma si può (si deve) fare di meglio: poteva essere una strage.

Molfetta, un punto sulla Puglia violenta

A Molfetta, in Puglia, poteva consumarsi una strage, fortunatamente tutto è andato per il meglio.

La cronaca del fine settimana appena trascorso è stata particolarmente densa: tra cold case e colpi di scena attuali, come gli sviluppi su “l’omicidio di Garlasco”, con indagato addirittura l’ex pubblico ministero che diresse le indagini nel 2007; ennesima fuga dopo aver ignorato l’alt dei carabinieri, questa volta nel Veneto cui si aggiunge poi la sparatoria al centro commerciale “Gran Shopping” di Molfetta.

I protagonisti, sostanzialmente, sono tre: un carabiniere, un carabiniere in congedo e il rapinatore.

La storia del carabiniere, del pensionato e del criminale, no…non è una barzelletta

Il Maresciallo, in servizio al Comando dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare di Bari, si trovava all’interno del centro commerciale e, allorquando ha percepito, visto, quanto stava accadendo nella vicina gioielleria – ossia che un uomo, armato di un Kalashnikov, stava compiendo una rapina – si è posto in automaticamente in posizione prosttiva: cercando di mettere in sicurezza gli astanti, avvertendoli del pericolo incombente, invitandoli a mettersi al riparo.

Quindi, mentre le persone si stavano allontanando, o comunque diradando, il sottufficiale dell’Arma proseguiva nella sua azione, mettendosi in contatto con il 112, rendendo noto al centralista la crisi in atto.

In quel frangente si avvicina un luogotenente in pensione.

Ancora, i due uomini, mentre il Maresciallo rimane al telefono con la centrale, vanno verso l’uscita, infatti il rapinatore sta per raggiungere il parcheggio: l’intento è capire cosa vorrà fare ora, quale auto prenderà, conoscerne la targa, quindi l’intestatario…

Fino a questo momento è la professionalità a farla da padrone.

Appena fuori, il rapinatore si appresta a riporre la refurtiva nel portabagagli di una panda, quindi il luogotenente, approfittando della distrazione di quell’uomo armato, gira attorno alla vettura e sfila le chiavi dal quadro.

Azione ardita, ma nel contempo sciocca, giacché il pensiero non era proiettato verso un fucile carico: il carabiniere in congedo – al pari altri evidentemente li presenti – supponeva si trattasse della riproduzione di un’arma da fuoco, oppure fosse un fucile caricato a salve.

Ecco la sciocchezza, una supponenza che poteva costare cars e che solo per fortuna, e incapacità del rapinatore, non è stata qualcosa di ben più grave.

Infatti nel proseguo dell’azione i contatti tra carabiniere in congedo e rapinatore sono sempre più diretti e ravvicinati, appunto nella convinzione di quell’AK-47 inoffensivo, intimandogli la resa.

Nel mentre – come possibile vedere dai video circolanti in rete – il Maresciallo del Tutela Agroalimentare, mantenendosi in posizione defilata è dietro una vettura, una volta che il collega in congedo si è avventato sul malfattore, facendolo cadere, anche considerando la presenza di una ingombrante borsa a tracolla, ed evidentemente influenzando l’esplosione accidentali di colpi di Kalashnikov, provvede a “placcare” il rapinatore, impedendogli di rialzarsi e – soprattutto – di ricarica l’arma.

L’azione dei carabinieri ha ottenuto il plauso del Ministro Lollobrigida, da cui il Nucleo Carabinieri per la Tutela Agroalimentare di Bari dipende funzionalmente, dal Ministro della Difesa, Crosetto, dal Comandante Generale, Gen. C.A. Luongo.

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