Antimafia è un termine sempre più sui generis che, nel tempo, ha avuto come principale effetto quello di non far conoscere le – purtroppo – molteplici sfaccettature che la criminalità organizzata possiede e, nella sua poliedricità, differenzia anche, esempio concreto? La ndrangheta.
I Malacarni, il libro di Paola La Salvia sulla mafia globale

Cosa nostra e la ndrangheta non sono la stessa cosa, vogliono – sicuramente – la stessa cosa: potere, denaro, “successo”, ma è il come arrivarci che li differenzia, o quantomeno lo ha fatto, come in ogni esperienza della vita anche analizzando determinati ambienti ci si rende conto che si avanza “a periodi”, eppure gli elementi cardini della ndrangheta, e che distanzia altre organizzazioni criminali, come quella siciliana, è il controllo del territorio e i forti legami familiari.
Caratteristiche, quelle appena accennate, che fino a pochi anni fa ha reso le ndrine calabresi impermeabili a fughe di notizie, presenza di collaboratori di giustizia, nel tempo le organizzazioni siciliane si sono molto avvicinate alla politica e, nel contempo, quelle campane si sono lanciate nel mercato del lavoro (costruzioni e artigianato), sfumature a tinte fosche accarezzano invece la Puglia.
E le organizzazioni criminali cambiano nel tempo, mutano, e questo è il punto che coglie l’autrice di questo testo, I Malacarni – come la mafia è diventata globale, editore Gambini.
Il cyberspace, e tutti i suoi annessi – dai sistemi di comunicazione a quelli di pagamento (piattaforme criptate e bitcoin, per citare alcuni) hanno permesso un’accelerazione nell’espansione delle soglie di influenza delle organizzazioni criminali (arrivando anche a lambire, sollecitare, gli interessi dei più giovani, anche grazie a una notevole cinematografia).

L’autrice, Paola La Salvia, Ufficiale delle Fiamme Gialle, con un passato quale investigatrice anticrimine, in servizio alla Direzione Investigativa Antimafia, e analista finanziario di livello, è riuscita a verticalizzare il suo racconto coinvolgendo il lettore in una disamina sia tecnico-giuridica (bibliografia aggiornata e corredata da raccolte di sentenze d’interesse) che con richiami storici, volti a puntualizzare la pervasività raggiunta dalle ndrine calabresi e con essa la pericolosità che ha raggiunto questa organizzazione criminale, al punto da necessitare un network ad hoc in sede investigativo: Interpol I-Cann è un esempio concreto di questo.
Paola, durante la sua carriera – ora arricchita dall’attività pubblicista – ha sempre insistito su un punto: per contrastare le mafie non è sufficiente l’attività repressiva della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, occorre rafforzare il tessuto sociale e rilanciare il potenziale enorme del Sud d’Italia, adottando strategie che possano valorizzare le tante eccellenze locali e investire nel capitale umano e culturale. Solo così – infatti – il Mezzogiorno potrà riscattarsi e contribuire in maniera decisiva al futuro dell’intera Nazione e le organizzazioni criminali perderebbero anche quell’aura di invincibilità che, attecchendo su facili stereotipi, permette il loro proliferare a livello globale.