Esercito Svizzero in crisi

Analisti e alti ranghi dell’esercito concordano nel riconoscere una scarsa volontà politica nell’adempimento delle forze armate elvetiche, in sostanza ferme a 30 anni fa.

Esercito in Svizzera, la politica e ai ferri corti

Si segnala la preoccupazione che interessa la vicina Svizzera.

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La guerra in Ucraina, l’instabilità geopolitica proveniente dal quadrante del vicino oriente, scandali interni, prettamente dal punto di vista penalistico, che hanno anche portato a richiedere commissioni federali d’inchiesta per corruzione, nonchè frequenti cambi al vertice della difesa, hanno comportato un’arretratezza strutturale sia del ciclo logistico che della preparazione dei militari svizzeri.

A quanto sopra si aggiunge la carenza di personale, significando che, negli ultimi anni, si ha avuto un assestamento sui 120.000 effettivi, motivo per cui taluni elementi politici propongono di attingere ai richiami, sia su base volontaria che coattivamente.

La soluzione dei richiami tamponerebbe, però, il fabbisogno di personale ma le guerre che stiamo vivendo nell’ultimo lustro sono un combinato, come reso meravigliosamente dal Capo di Maggiore dell’esercito Italiano, Gen. C.A. Masiello, di strategie differenti e ibrido nel concreto.

Si ha, infatti, un conflitto “tradizionale”, con un ritorno alla tricea, come in Ucraina, frammisto a elementi di guerriglia urbana, come accade a Gaza, attacchi con utilizzi di droni e information warfare.

La Svizzera teme, giustappunto, di non poter sostenere il progresso tecnologico raggiunto sull’onda lunga della guerra in Ucraina dai potenziali avversari, stante l’essere posto in posizione strategica rilevante, al centro d’Europa, quindi dei propri alleati, infatti punta a legarsi sempre più alla NATO.