Vietati i deepfake, giro di vite negli USA

di Cristina Di Silvio

Trump firma la legge che vieta i deepfake: svolta normativa nella lotta all’uso improprio dell’IA nei contenuti intimi digitali.

Deepfake, contenuto della legge: tecnocrazia e repressione penale

In un contesto di crescente tensione internazionale attorno all’uso dell’intelligenza artificiale (IA) generativa nei processi comunicativi, il Presidente Donald J. Trump ha firmato una nuova legge federale che criminalizza la diffusione di contenuti “deepfake” a sfondo intimo, realizzati senza il consenso degli individui coinvolti. La norma, approvata dal Congresso con ampio sostegno bipartisan, rappresenta un punto di svolta legislativo nel contrasto alla manipolazione digitale dell’identità personale.

La nuova normativa — ufficialmente denominata “Artificial Intimacy Manipulation Prohibition Act” (AIMPA) — prevede sanzioni penali severe per chi crea o distribuisce contenuti pornografici o sessualmente espliciti generati tramite deep learning, che ritraggono individui reali senza il loro consenso. In base all’articolo 3 della legge, la pena detentiva può arrivare fino a 10 anni di carcere federale, accompagnata da ingenti sanzioni pecuniarie e obbligo di risarcimento alle vittime.

La norma definisce in maniera dettagliata cosa si intende per “deepfake intimo”, includendo sia contenuti completamente generati da modelli di IA (come Stable Diffusion, MidJourney, DALL·E, etc.), sia materiali manipolati tramite tecniche GAN o strumenti di morphing ad alta fedeltà. È prevista inoltre l’istituzione di un registro federale dei casi accertati, gestito con il supporto tecnico del National Institute of Standards and Technology (NIST).

Deepfake

Geopolitica dell’informazione: deepfake come strumento ibrido

Dal punto di vista della sicurezza internazionale, questa legge si colloca in una più ampia strategia di contenimento delle minacce ibride poste dalle tecnologie emergenti. L’impiego di deepfake a fini disinformativi — ben documentato in scenari come la guerra in Ucraina o le tensioni nello Stretto di Taiwan — ha già dimostrato il potenziale destabilizzante di questi strumenti.

Tuttavia, la declinazione “intima” dei deepfake costituisce un nuovo fronte, in cui la manipolazione dell’identità personale è usata come arma di ricatto, cyberbullismo o delegittimazione pubblica.

Secondo la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), le campagne di disinformazione che includono contenuti sessualmente espliciti falsificati hanno un impatto psicologico e reputazionale superiore rispetto ad altri tipi di attacco informativo. La codificazione del reato di synthetic sexual exploitation rappresenta, quindi, un’evoluzione normativa che anticipa scenari sempre più sofisticati di warfare informazionale.

Bot o deepfake

Aspetti tecnico-legali e sfide di enforcement

Sul piano tecnico, invece, nulla di variato (o quasi), significative saranno le sfide in termini di attribuzione, tracciabilità e territorialità.

L’anonimato garantito da reti peer-to-peer, l’uso di VPN e la pubblicazione su piattaforme estere rendono da sempre difficile risalire agli autori materiali dei contenuti incriminati.

Per far fronte a queste problematiche, la AIMPA prevede una cooperazione rafforzata con l’Interpol e l’Europol, oltre alla possibilità per il Dipartimento di Giustizia di richiedere estradizioni mirate in caso di violazioni transfrontaliere. La legge introduce anche obblighi proattivi per le piattaforme digitali: provider di hosting e social network saranno tenuti a implementare filtri IA per il rilevamento automatico dei deepfake, pena sanzioni civili fino a 5 milioni di dollari per mancato adeguamento.

Tutto sommato, almeno in parte, gli obblighi in capo alle piattaforme digitali, in UE, erano già previste, certamente di difficile attuazione, dari i volumi di traffico che si realizzano quotidianamente.

Implicazioni strategiche

L’adozione di AIMPA segna un precedente che altri Paesi — in particolare membri dell’Unione Europea, Canada, Corea del Sud e Giappone — stanno osservando con attenzione. La regolamentazione dei deepfake intimi non è solo una questione di privacy o tutela individuale, ma un tassello nella costruzione di una normativa transnazionale sulla governance dell’IA. In uno scenario in cui il confine tra contenuto digitale e realtà materiale diventa sempre più labile, la risposta normativa assume un carattere strategico.

Verso una tutela più umana della dignità digitale

Oltre ai risvolti politici e giuridici, la firma della AIMPA rappresenta un riconoscimento formale del dolore silenzioso che molte vittime di deepfake intimi hanno dovuto affrontare nell’indifferenza o nell’assenza di strumenti adeguati per difendersi. In un’epoca in cui l’identità personale può essere distorta, replicata o mercificata con pochi clic, questa legge restituisce centralità al consenso, alla dignità e al diritto di ciascun individuo a non essere trasformato in merce digitale.

È un passo necessario, forse tardivo, ma profondamente umano: riconoscere che dietro ogni immagine manipolata c’è una persona reale, con emozioni, relazioni, e una vita che merita rispetto. La speranza è che questa svolta normativa possa ispirare una cultura tecnologica più etica e solidale, dove l’innovazione non sia mai disgiunta dalla responsabilità.