Armi ed esplosivi fatti in casa. La Polizia scardina rete di ragazzi pronti a colpire

Di Francesco Floris per LaPresse

Armi e detonatori condivisi da adolescenti su Telegram, il social diventato luogo dove chiedere consigli e scambiare opinioni su come realizzare miscele esplosive: “Avete mai fatto una molotov? Io sì. Martedì provo a fare del Napalm”, si legge nelle chat dell’indagine ‘Alchimia’ acquisite dagli investigatori del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Milano.

All’alba di giovedì 8 le perquisizioni eseguite ad Avellino, Lecce, Milano, Pisa, Sassari, Nuoro e Treviso da uomini di Polizia Postale, Digos e unità cinofile della Polizia di Stato su disposizione del Procuratore capo del Tribunale per i minorenni di Milano, Ciro Cascone, e del sostituto Sabrina Ditaranto. L’inchiesta, condotta nel 2022-23, ha svelato l’esistenza di “spazi virtuali” utilizzati da giovani e giovanissimi per condividere la passione estrema per le armi, gli esplosivi e le sostanze chimiche acquistate su internet e messe in bella mostra sul servizio di messaggistica istantanea. Ad allertare gli inquirenti, impegnati in attività di monitoraggio della rete e le tecnologie in dotazione ai Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica, gli scambi in chat fra i ragazzi: “io avevo una Glock però poi ci sono andato a scuola perché lo avevo visto in un film americano – Ci ho sparato con una Glock vera… Te lo dico perché le modifico da quando avevo 14 anni”. In classe da insegnanti e compagni c’è chi si è presentato “con un multitool con coltello” e ha “rischiato di andare al minorile” afferma fiero. “I miei genitori sono contrari alle armi – scrive un altro – allora me le fabbrico io oppure me le prendo da qualche parte”.

Il leit motiv individuato dagli investigatori del cybercrime è sempre lo stesso: foto e video che mostrano armi da taglio, da sparo e da softair, esposte in posa o durante l’utilizzo. “Qualcuno ha un video tutorial per un detonatore?”, chiede un internauta. “Buon pomeriggio, ecco a voi un piccolo dispositivo” risponde l’anonimo la cui identità è stata ‘bucata’ dalla Polizia postale. Che si tratti di sparate adolescenziali, con immagini e frame presi da internet, oppure di illeciti penali, lo diranno le perquisizioni domiciliari. Come che sia, comportamenti che “rientrano in una più ampia problematica di utilizzo distorto dei social network – commenta la Polizia di Stato l’operazione – e delle altre risorse della Rete”.