Nella Polizia di Stato raggiunta la parità di genere ad ogni livello.

“Una delle più importanti tappe della riforma che sanci l’eguaglianza con i colleghi uomini, commenta” Marta Cartabia
Una data storica quella che vide 62 anni fa la comparsa delle quote rosa in polizia: era li 1° marzo 1961 quando entrarono in servizio le prime ispettrici appartenenti alla carriera direttiva del nuovo Corpo di polizia femminile,
istituito con legge n. 1083 del 7dicembre del 1959, creato su indicazione dell’allora capo della Polizia Giovanni Carcaterra. Quattro mesi dopo furono affiancate dalle assistenti di polizia, appartenenti alla carriera di concetto
dello stesso Corpo. Le poliziotte, assegnate a uffici come quello di Polizia femminile, la Sezione minori o le Squadre buoncostume delle questure, avevano incarichi specifici che riguardavano il contrasto dei reati nei
confronti di donne e bambini, reati contro la moralità pubblica e a sfondo sessuale. Spesso le prime poliziotte venivano impiegate anche per la tutela del lavoro minorile e femminile, le indagini e gli atti di polizia giudiziaria
che riguardavano le stesse categorie di persone, nei contronti delle quali svolgevano compiti di vigilanza e di assistenza per I provvedimenti di polizia (se i minori erano in stato di abbandono morale e sociale, come il contrasto all’evasione scolastica). Non si può dimenticare l’impiego massiccio della polizia femminile in
occasione di calamità naturali: ispettrici e assistenti per la prima volta intervennero per li terremoto nella valle del Belice (1968), di Tuscania (1971), di Ancona (1972) e in quelli, disastrosi per numero di vittime, del Friuli
(1976) e dell’Irpinia (1980).
Poteri e mansioni particolari quelli delle prime donne in divisa, ma anche limitati: «raggiungimento della parità con i colleghi uomini – scrive il prefetto Carlo Mosca nel suo libro sulla riforma – è stato uno dei primi obiettivi, nell’osservanza del dettato costituzionale, di cui all’articolo 51, secondo il
quale tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici in condizioni di uguaglianza». Decisiva e stata anche l’entrata in vigore, alla fine del 1977, della cosiddetta “Legge Anselmi” che vietava qualunque discriminazione, anche indiretta, fondata sul sesso per quanto riguarda accesso al lavoro, in qualunque settore o attività professionale. Un percorso articolato e
complicato quello relativo alla parita di genere: «Finalmente – sottolinea Mosca – nel 1981, la riforma attuata con la legge 121, nel disporre lo scioglimento del Corpo delle guardie di pubblica sicurezza e del Corpo di polizia femminile stabiliva che il relativo personale, unitamente con quello appartenente ai ruoli del personale civile della carriera direttiva dell’Amministrazione della pubblica sicurezza,
confluisse nei ruoli del personale della Polizia di Stato».

L’organigramma di oggi

23 Dirigenti

831 Commissari

1841 Ispettori

495 Sovrintendenti

9046 Agenti.

La Polizia di Stato oggigiorno conta 105.000 unità di cui 12.300 sono donne.

Donne al vertice

Sono esattamente 107 le donne che dirigono uffici strategici e di altissimo rilievo:

– 15 sono dirigenti delle Sezioni della Polizia Stradale;

– 33 dirigono Commissariati distaccati e sono autorità locali di P.S. tra questi Mesagne, Cortina, Bressanone, Desenzano, San Benedetto, Osimo, Bovalino e Polistena;

Restano poi le dirigenti di Squadre Mobili, Capo Gabinetto, dirigenti Digos, Uffici Immigrazione e Uffici Minori.

Quote rose che hanno migliorato, dal 1981, l’intera Amministrazione. Una delle migliori testimonianze di parità di genere a livello mondiale.