Gaza 2025: Il Laboratorio Strategico Militare di Stabilizzazione Urbana Americana

L’ISF rappresenta un modello avanzato di stabilizzazione urbana, integrando comandi multinazionali, capacità ISR e unità modulari sul terreno. Gli Stati Uniti assumono il ruolo di garante della sicurezza regionale, ridimensionando l’Autorità Palestinese e bypassando la soluzione dei due Stati, offrendo un laboratorio globale per la gestione di territori urbani ad alto rischio geopolitico.

di Cristina DI SILVIO

Stabilizzazione a Gaza? la comunità internazionale ci prova

A poche settimane dal fragile cessate il fuoco mediato da Donald Trump tra Israele e Hamas, gli Stati Uniti hanno dato il via a una manovra di portata storica: la creazione della International Stabilization Force (ISF) per Gaza.

Non si tratta di un’operazione di peacekeeping tradizionale, ma di un intervento avanzato di stabilizzazione urbana e governance tecnica, concepito per esercitare controllo operativo diretto, sicurezza urbana e gestione civile su tutta la Striscia di Gaza, ridimensionando il ruolo dell’Autorità Palestinese e escludendo qualsiasi ipotesi della soluzione dei due Stati.

La presentazione ufficiale al Consiglio di Sicurezza ONU il 6 novembre 2025 ha segnato un punto di svolta strategico: gli Stati Uniti diventano il fulcro della sicurezza regionale, con Israele ed Egitto come partner operativi principali, mentre i Paesi arabi e l’Europa restano coinvolti in modo condizionato e circoscritto. L’ISF è strutturata su tre livelli operativi interconnessi, pensati per garantire rapidità decisionale e flessibilità tattica in un ambiente urbano densamente popolato e altamente complesso.

Al vertice, il Comando Strategico Americano sovraintende alla pianificazione politica, alle regole d’ingaggio multilaterali, al coordinamento con Israele ed Egitto e alla gestione dei finanziamenti internazionali. Questo comando integra sofisticati sistemi ISR – UAV tattici, sensori urbani, geolocalizzazione e raccolta dati in tempo reale fornendo una visione completa dei movimenti di Hamas, delle infrastrutture critiche e delle dinamiche civili, a supporto immediato delle decisioni strategiche e tattiche.

gaza piano pace

Il secondo livello, il Comando Tattico Multinazionale, riunisce contingenti provenienti da Egitto, Turchia, Indonesia e Azerbaigian. L’interoperabilità dei sistemi di comunicazione cifrata, il coordinamento ISR e la pianificazione congiunta di unità terrestri, navali e aeree garantiscono capacità operative integrate, rapide adattabilità agli eventi urbani e gestione di scenari ad alta densità civile. Sul terreno, le unità modulari di esecuzione operano con funzioni specializzate: sicurezza urbana, protezione civile, smilitarizzazione selettiva delle infrastrutture di Hamas e gestione dei corridoi logistici e umanitari.

Ogni unità dispone di team di intervento rapido, squadre di demining, capacità di neutralizzazione mirata e team dedicati alla protezione dei civili, consentendo operazioni mirate senza compromettere la sicurezza della popolazione.

Attualmente, la missione è nella fase preparatoria, con truppe già insediate in tre nodi strategici della Striscia di Gaza. Questa fase comprende la costruzione di basi avanzate e hub logistici modulari, l’integrazione dei sistemi ISR e delle comunicazioni cifrate tra contingenti multinazionali, e l’addestramento congiunto per consolidare protocolli interoperabili di comando e controllo.

L’obiettivo è garantire resilienza della catena di comando, prontezza operativa e gestione urbana coordinata prima del pieno dispiegamento. La logistica è modulare e flessibile: hub avanzati, corridoi protetti, magazzini mobili e sistemi di trasporto tattico rapido assicurano continuità operativa anche sotto attacchi mirati o sabotaggi.

Politicamente, la Striscia sarà amministrata da una autorità tecnica palestinese subordinata al Board of Peace presieduto da Trump.

L’Autorità Palestinese è esclusa da ruoli decisionali significativi, e la soluzione dei due Stati non è prevista, garantendo agli Stati Uniti un controllo strategico totale sulla stabilizzazione e la governance locale. Il sostegno internazionale è condizionato: i Paesi arabi richiedono consenso bilaterale tra Israele e palestinesi prima di impegnare truppe o risorse. L’Europa mantiene prudenza diplomatica, mentre Washington spinge per una rapida adozione della risoluzione ONU. I Paesi del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita, dovrebbero finanziare la maggior parte della missione. L’ISF rappresenta un vero laboratorio globale di stabilizzazione urbana avanzata, dove capacità operative, tecnologia ISR e diplomazia multilaterale convergono sotto la guida americana.

L’ambiente operativo a Gaza è complesso: densità urbana elevata, infrastrutture sotterranee, massiccia presenza civile, rischi di attacchi diretti o sabotaggi da parte di Hamas, divergenze operative tra contingenti multinazionali e pressioni politiche esterne. La mitigazione di tali rischi si fonda su unità mobili di intervento rapido, sorveglianza ISR continua, protocolli di comando flessibili, addestramento congiunto e comunicazioni cifrate sicure. Condotta con disciplina e consenso multilaterale, Gaza 2025 può diventare un modello internazionale di stabilizzazione controllata di territori urbani complessi, consolidando il ruolo degli Stati Uniti come garante unico della sicurezza regionale e della governance tecnica.


English Version

Gaza 2025: The U.S. Strategic Military Laboratory for Urban Stabilization

The ISF exemplifies advanced urban stabilization, combining multinational command, ISR capabilities, and modular field units. The United States acts as the regional security guarantor, sidelining the Palestinian Authority and bypassing the two-state solution, creating a global laboratory for managing geopolitically high-risk urban territories.

Just weeks after the fragile ceasefire mediated by Donald Trump between Israel and Hamas, the United States launched a strategic operation of historic scope: the International Stabilization Force (ISF).

Far from conventional peacekeeping, the ISF is an advanced urban stabilization and technical governance initiative, designed to exert direct operational control, urban security, and civilian management across the Gaza Strip, marginalizing the Palestinian Authority and bypassing any two-state solution. Its presentation to the UN Security Council on November 6, 2025, marked a strategic turning point: the United States is at the center of regional security, with Israel and Egypt as primary operational partners, while Arab countries and Europe play conditional, limited roles. The ISF is organized across three interlinked operational tiers, optimized to ensure rapid decision-making and tactical flexibility in a densely populated urban environment.

At the top, the American Strategic Command oversees political planning, multilateral rules of engagement, coordination with Israel and Egypt, and management of international funding. This command integrates sophisticated ISR systems including tactical UAVs, urban sensors, geolocation tools, and real-time data collection to provide a comprehensive view of Hamas movements, critical infrastructure, and civilian patterns, directly supporting strategic and tactical decision-making.

The second tier, the Multinational Tactical Command, brings together contingents from Egypt, Turkey, Indonesia, and Azerbaijan. Interoperable encrypted communications, joint ISR planning, and coordination of land, naval, and aerial units ensure integrated operational capabilities, rapid adaptability to urban scenarios, and management of high-density civilian environments.

On the ground, modular field units conduct urban security, civil protection, selective demilitarization of Hamas infrastructure, and management of logistical and humanitarian corridors. Each unit includes rapid-response teams, demining squads, targeted threat-neutralization capabilities, and dedicated civilian protection teams, allowing operations in highly complex urban environments without compromising civilian safety. The mission is currently in a preparatory phase, with troops deployed at three strategic nodes. This phase includes construction of advanced bases and modular logistics hubs, integration of ISR and encrypted communications across multinational contingents, and joint training to consolidate interoperable command protocols. The goal is to ensure command chain resilience, operational readiness, and coordinated urban management prior to full deployment. Logistics are modular and flexible: advanced hubs, protected supply corridors, mobile warehouses, and rapid tactical transport systems ensure operational continuity even under targeted attacks or sabotage. Politically, the Strip will be governed by a technical Palestinian authority subordinate to the Board of Peace chaired by Trump.

The Palestinian Authority is excluded from meaningful decision-making, and the two-state solution is not considered, granting the United States full strategic control over stabilization and local governance. International support is conditional, requiring bilateral consent between Israel and the Palestinians before troop or resource commitments. Europe remains diplomatically cautious, while Washington pushes for rapid UN approval. Gulf states, particularly Saudi Arabia, are expected to fund the majority of the mission. The ISF represents a global laboratory of advanced urban stabilization, where operational capabilities, ISR technology, and multilateral diplomacy converge under U.S. leadership.

The operational environment is complex: dense urban areas, subterranean infrastructure, massive civilian presence, potential direct attacks or sabotage by Hamas, operational discrepancies among multinational contingents, and external political pressures.

Risk mitigation relies on mobile rapid-response units, continuous ISR surveillance, flexible command protocols, joint training, and secure encrypted communications. Conducted with discipline and multilateral consensus, Gaza 2025 could become an international benchmark for controlled stabilization of high-risk urban territories, consolidating the United States as the sole guarantor of regional security and technical governance.