Gli ospedali chiedono aiuto al NAS dei carabinieri

Un protocollo di Regione Lombardia prevede il controllo del NAS dell’Arma sulle lunghe liste di attesa, oramai diventate veramente insostenibili.

NAS Lombardia, ma è una soluzione?

Andando per ordine, verrebbe da dire di no, semplicemente è, allo stato, realmente un indagine, anche di natura conoscitiva, per comprendere dove l’ingranaggio si ingrippa.

La salute è tema appannaggio delle Regioni, ne consegue che dal punto di vista politico lo “scaricabarile”, tra Governo centrale e locale è “corretto”, se così lo si vuol definire, quindi si, ogni regione può/deve adottare quanto in proprio potere per alleviare problemi in materia.

Il punto è capire quale sia il problema, c’è chi riferisce la causa sia organici degli ospedali, ma la perenne carenza di uomini e donne con camice sicuramente ha la sua influenza, ma ovunque.

Ancora, altre considerazioni portano alla medicina c.d. difensiva, esercitata da medici che hanno timori di contenziosi e che quindi prescrivono esami ad ampio spettro e che poi, inevitabilmente, inducono l’assistitl a scavalcare in prestazioni a pagamento o visite in intramoenia per arrivare ad avere una diagnosi.

Ma quest’ultimo punto, il ricorso alla cura privata, oramai è un problema che affrontano anche i pazienti oncologici e trasversalmente in tutta Italia, ecco perché si “teme” che il protocollo Lombardia, affidare a un organo terzo (oggi il NAS dei Carabinieri) possa essere un importante ausilio nella verifica delle liste e nei rapporti che si creano tra medici di medicina generale, Aziende Sanitarie e Policlini/Ospedali.

Sicuramente colpisce la presa di posizione di alcune associazioni di categoria che puntano sulla “criminalizzazione di chi lavora“, dimostrando una visione veramente opaca del tipo “guarda il dito e non la luna”.

Intanto l’Arma dimostra di esserci sempre, esattamente come con il covid, quando le stazioni carabinieri si occupavano anche si recapitare la posta, ma questo ai dottori, non ricordiamolo.

Nas