Malessere nell’Arma. Parla il Procuratore Generale Militare

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA NOTA DELL’ASSOCIAZIONE A CARATTERE SINDACALE UNARMA CHE SEGUE LE DICHIARAZIONI DEL PROCURATORE GENERALE MILITARE DOTTOR MARCO DE PAOLIS

Le parole del Procuratore Generale Militare Marco De Paolis sul Corriere della sera di oggi sono dirompenti e colgono in pieno il malessere che oggi attanaglia l’Arma dei Carabinieri.
Egli afferma:

  • Non c’è un sistema di impunità ma guai a chiamarle solo mele marce. Esistono gruppi di delinquenti fuori controllo che possono infettare l’intera caserma e l’Arma essendo un pilastro dello Stato va protetta;
  • Bisogna ripensare alla formazione e all’etica. I valori sono lealtà, onestà e fiducia. Al momento la segnalazione di illeciti compiuti dai colleghi viene ritenuta contraria all’etica poichè si danneggia l’immagine dell’Istituzione. Bisogna invece tutelare chi decide di denunciare;
  • le Procure Militari sono piene di esposti o scritti anonimi che spesso si rivelano FONDATI. E’ arrivato il momento di prevedere il whistleblowing garantendo protezione a chi denuncia corruzione e altri reati, tutelando chi segnala le disfunzioni;
  • Lo Spirito di Corpo è un valore ma se ne viene fatto abuso può diventare un illecito strumento di impunità in quanto costringe i colleghi a un imbarazzante silenzio;
  • Cambiare il modo di calcolare la produttività, gli arresti non valgono nulla se non convalidati;
  • Cambiare la mentalità: Attualmente un comandante bravo è quello che non ha problemi, in realtà può accadere che invece li nasconda. Il messaggio da far passare è che il vero Comandante è quello che risolve il problema non quello che lo ignora o non lo denuncia;
  • cambiare la mentalità a livello apicale ridimensionando il carrierismo fine a sè stesso.
    Rimane poco da aggiungere all’analisi precisa del Procuratore Generale Militare De Paolis, se non il fatto che esistono documenti ufficiali di 6 anni fa redatti dal Cobar Umbria e Sardegna, che segnalavano la pressione continua esercitata da taluni Comandanti di Compagnia a fare arresti su arresti per incrementare le tabelle dell’attività operativa. Stona verificare inoltre che proprio in quella regione, mentre il Comandante della Legione con un inconsueto zelo, sottoponeva o faceva sottoporre a procedimento disciplinare i Carabinieri che avevano i tatuaggi, di cui uno veniva pure destituito, a Piacenza invece accadeva ciò che ora sappiamo.
    In ultimo dobbiamo ridare il vero valore alla disciplina militare e impedire che venga arbitrariamente usata da coloro che la utilizzano per imporre il dominio o soddifare i propri capricci. Non vorremo più sentire Comandanti di Compagnia che manifestano costernazione con il proprio dipendente adducendo il fatto di essere costretti ad aprire procedimenti disciplinari perchè lo ha ordinato il Colonnello o il Generale. I procedimenti si aprono se vi è comportamento disciplinarmente rilevante, non per soddisfare i capricci del superiore. Se inizieremo a cambiare mentalità come suggerisce il Procuratore Generale e se l’azione del Sindacato Militare sarà rivolta a tutelare, proteggere e ad assistere le cosiddette “mele sane”, forse ce la faremo.