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NATO, PIL e difesa, ma da cosa?

All’Aia, si è parlato di difesa. Si è parlato di scenari, di deterrenza, di cybersicurezza, di minacce ibride, di spese da alzare, da rafforzare, da rendere “proporzionate all’instabilità”. Nulla di sorprendente. Tutto perfettamente allineato al linguaggio dell’epoca.

E se Kant avesse ancora ragione?

230 anni dopo “Per la pace perpetua”, il filosofo ci interroga sulla guerra – e sulle nostre responsabilità. In un’epoca che celebra tutto e ricorda nulla, dove ogni giorno è la Giornata Mondiale di qualcosa, un anniversario tondo rischia di passare sotto silenzio. Eppure, 230 anni fa – nel 1795 – Immanuel Kant pubblicava un libretto destinato a durare più della polvere di molte rivoluzioni: Per la pace perpetua.

Guerra a bassa intensità?

Al Udeid sotto tiro: Teheran rilancia la guerra a bassa intensità, anche se ora vi sono voci (confermate) di una pax tra Israele e Iran, “mediata” da Trump.

La crisi umana dietro la guerra israelo-iraniana

13 giugno 2025. Israele ha varcato una soglia invisibile ma decisiva: ha colpito direttamente il suolo iraniano. Non più guerre per procura, non più schermaglie in teatri lontani: stavolta la guerra guarda in faccia l’avversario.

Medio Oriente: nuovo disordine

Israele ha colpito in profondità il cuore del dispositivo militare e nucleare iraniano. L’operazione ha neutralizzato obiettivi critici: siti di arricchimento, basi missilistiche, centri di comando IRGC. Due opzioni sul tavolo: sollevazione popolare a Teheran, disordine conseguente a livello nazionale (Siria docet); il popolo iraniano supporta la difesa del paese, disordine regionale, enfatizzato dai relativi partner internazionali (USA, Russia e Cina, in testa).

Il caso del Freud Museum, sullo sfondo il genocidio palestinese

Siamo a un passo concreto da una terza guerra mondiale, sicuramente già lo è, modello puzzle componibile (Coree, Taiwan, instabilità sudamericane, insorgenza africane) e il medio oriente ne rappresenta iconicamente la cartina tornasole. Gaza in blackout, Cisgiordania assediata, Yemen e Libano già bambordati, ora nuovi strike sull’Iran e in Europa si ha paura di parlare di genocidio del popolo palestinese.

Il vero nemico di Israele? Bibi

Oramai è chiaro che il vero nemico di Israele è il suo primo ministro, il pressing internazionale sulla crisi umanitaria di Gaza non è sufficiente, tanto che Israele apre un nuovo fronte in Iran, ignorando le relazioni in essere con gli USA (principali sostenitori di Israele) o forse facendo proprio il gioco di Trump?

Attentati contro Israele

Inutile girarci attorno, oramai l’aria attorno a Israele è cambiata. Il riferimento corre al sentiment comune che vede una comunità internazionale (tra alti e bassi) e una opinione pubblica, sempre più contrariate (eufemismo, n.d. Marascio) dalle operazioni militari condotte da Israele nella Striscia di Gaza. Allo stato attuale la gestione del conflitto di “Bibi” Netanyahu sta destabilizzando l’intera area: sconfinamento territori siriani, genocidiario utilizzo di armi desuete ma ugualmente”efficaci”, come la procurata carestia di beni e servizi a carico dei gazesi, stante una crescente resistenza interna alle proprie politiche che non portano alla liberazione degli ostaggi del pogrom del 7 ottobre. Alla destabilizzazione condotte con le armi, la “resistenza” risponde con la paura indotta da un terrorismo sempre più subdolo e che colpisce anche città occidentali. Di recente è stata la volta di Washington, rafforzata la vigilanza a obiettivi sensibili in Italia.

Ex direttore FBI interrogato

James Comey, già direttore FBI, è stato recentemente interrogato dagli “ex colleghi” dei servizi segreti perché avrebbe incitato ad assassinare Trump. FBI, paladina sicurezza interna USA Risaputo che gli USA abbiano una notevole schiera di agenzie di intelligence, e, tra

trump golfo persico

L’ordine sospeso: diritto e leve politiche nel Golfo Persico

La recente iniziativa diplomatica del Presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, nella regione del Golfo rappresenta un punto di svolta strategico, dove la geopolitica incontra manovre legali informali. In un contesto di crescente distanza tra legalità internazionale e realpolitik, l’esclusione di Israele dall’agenda ufficiale e l’avvio di accordi bilaterali nei settori della difesa, dell’aerospazio e della tecnologia avanzata segnalano un nuovo paradigma di diplomazia economica che scavalca le tradizionali strutture multilaterali, ridefinendo il ruolo degli Stati Uniti come leader globale.

Diplomazia sotto traccia in Russia?

Mentre divampa il conflitto tra India e Pakistan e Isreale ipotizza l’annessione di ulteriori territori dei Palestinesi, la Russia – apparentemente in autonomia – vuole aprirsi al tavolo negoziale, con la mediazione della Turchia.

Escalation tra India e Pakistan

Notte di escalation militare tra India e Pakistan. Colpiti obiettivi militari Pakistani, duelli di caccia nei cieli, difese aree attiva su varie località dei due paesi, missili Pakistani lanciati contro obiettivi indiani (ignoti bersagli e risultati dell’attacco)

La privazione della libertà giornalistica in Turchia, di Cristina Di Silvio

La situazione della libertà giornalistica in Turchia rappresenta un caso esemplare di regressione democratica, in cui la stampa è stata deliberatamente ridotta al silenzio per consolidare il potere politico. Tuttavia, il coraggio e la resilienza di molti professionisti del settore dimostrano che il giornalismo, anche se ferito, continua a esistere come baluardo di verità e resistenza.

Una vittoria della diplomazia italiana oppure no?

A margine del funerale di Francesco vi è lo scatto di alcune foto che rappresentano – iconicamente – un passo in avanti nelle trattative Russia – Ucraina, ma l’Italia? La sua diplomazia ha permesso ciò lavorando dietro le quinte? Le foto ritraggono i leader di Francia, Gran Bretagna, Ucraina e USA.

Europa tra due fuochi

Disinformazione, politica USA e terrorismo, parlare di soli due fuochi rischia di essere eufemismo puro, c’è molto altro.

Tu vo fa l’americano…

All’indomani del vertice di Parigi i fari della politica internazionale si spostano altrove: i protagonisti tornano a essere (stile post seconda GM) l’americano e il russo.

La resistenza siriana ancora è presente

Alle 18 Assad non ha fatto alcuna conferenza, online sono state uplodate delle foto del figlio dalla terrazza del palazzo presidenziale, l’info-war continua.